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pubblicazioni - Presentazione

Metodologie per la determinazione della frazione biogenica dei rifiuti destinati al recupero energetico

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Metodologie per la determinazione della frazione biogenica dei rifiuti destinati al recupero energetico

Vengono presentate le diverse metodologie per la determinazione del contenuto di biomassa in Rifiuti Urbani e Combustibili Solidi Secondari, con particolare riferimento a quelle normate o in corso di normazione a livella nazionale (CTI-UNI), europeo (CEN) ed internazionale (ISO).

La Direttiva 2008/28/CE sulla promozione dell’utilizzo di energia da fonti rinnovabili – recepita in ambito nazionale dal D.Lgs. n.28/2011 – stabilisce che nella definizione della fonte rinnovabile “biomassa” è inclusa la frazione biodegradabile dei rifiuti urbani /RU) e speciali (RS) e l’energia da questa prodotta può essere a tutti gli effetti incentivata, tramite i meccanismi stabiliti dai singoli paesi membri.

L’interesse è anche legato al fatto che i rifiuti urbani e alcune tipologie di rifiuti speciali contengono frazioni significative di origine biogenica che possono essere considerati “neutri” nel computo delle emissioni di CO2 in atmosfera. Ciò risulta di grande importanza riguardo lo schema di “Emission Trading” delle emissioni di CO2 introdotto dalla direttiva 2003/87/CE (le emissioni derivanti da fonti rinnovabili risultano escluse dal computo) modificata successivamente dalla direttiva 2009/29/CE.La qualificazione analitica del contenuto di biomassa è stata demandata dalla Comunità Europea al CEN (Comitato Europeo di Normalizzazione), unitamente alla messa a punto di una serie di specifiche tecniche e Norme Europee (EN) per il campionamento, la caratterizzazione e la classificazione dei Combustibili Solidi Secondari (CSS).

Alla base di ogni quantificazione analitica vi è però il problema dell’ottenimento di un campione rappresentativo di rifiuto su cui, dopo un’ulteriore riduzione dimensionale, operare la determinazione analitica dei parametri chimico-fisici di interesse, procedura che, sebbene normata per alcune tipologie di rifiuti (es. CSS), risulta di difficile applicazione ai RU o a particolari categorie di RS (es. rifiuti ospedalieri a rischio infettivo, pneumatici a fine vita, ecc.). E’ necessario quindi poter disporre di un ampio spettro di metodologie che possono essere applicate ai diversi casi che operativamente si possono presentare.La memoria ripercorre il lungo iter normativo, per molti aspetti ancora in atto, che ha portato a metodologie condivise e validate per la valutazione della frazione biodegradabile in combustibili ibridi (tra cui RU e RS).

Oltre a metodologie ormai consolidate, almeno a livello normativo, quali la EN 15440:2011 “Solid recovered fuels – Methods for the determination of biomass content” e la quantificazione della frazione biodegradabile con la tecnica del radiocarbonio applicata direttamente alle emissioni degli impianti (UNI/TS 11461:2012 – Impianti di co-combustione, incenerimento e co-incenerimento – Determinazione della frazione di energia rinnovabile prodotta dall’impianto mediante la misura del 14C alle emissioni; ISO 13833.2013 “Stationary source emissions — Determination of the ratio of biomass (biogenic) and fossil-derived carbon dioxide — Radiocarbon sampling and determination”) verrà presentato lo stato dell’arte relativo alla norma ISO/AWI 18466 “Determination of the biogenic fraction in CO2 in stack gas using the balance method”, che prevede la determinazione della frazione di CO2 biogenica attraverso il bilancio di massa ed energia con esplicito riferimento all’utilizzo del codice di calcolo OBAMA sviluppato da RSE ed oggetto di studi applicativi in cooperazione con il Politecnico di Milano.

Verrà infino fatto cenno alla definizione di una quota di incentivazione a forfait per rifiuti difficilmente caratterizzabili quali es. rifiuti ospedalieri a rischio infettivo e pneumatici a fine vita.

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