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Besseghini: “La ricerca di sistema, snodo per lo sviluppo competitivo”

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Besseghini: “La ricerca di sistema, snodo per lo sviluppo competitivo”

Intervenendo al convegno Rinnovare l’innovazione energetica l’AD di RSE Stefano Besseghini.

Ha ribadito come la ricerca nel settore energetico possa rappresentare un volano per la ripresa economica se saprà adattarsi velocemente alle esigenze e alle richieste del Paese.

“Una ricerca atemporale, che non segue le indicazioni che provengono dal mercato e che impiega troppo tempo per dare risposte concrete ai suoi committenti, non aiuta lo sviluppo del Paese”. È con questa affermazione che Stefano Besseghini, AD di RSE, ha introdotto il suo intervento al convegno Rinnovare l’innovazione energetica. Quali policy per un rilancio in Italia e nella UE, organizzato da I-Com (Istituto per la competitività) martedì 18 giugno a Roma e che ha annoverato come partner scientifico la stessa RSE.

“Solo una ricerca – ha proseguito Besseghini – che sappia, con celerità e prontezza, seguire l’evoluzione del sistema con una riconfigurazione quasi istantanea dei progetti può rappresentare un vantaggio competitivo per l’intero sistema. Ciò che occorre è quindi una rete stabile di relazione fra il sistema di governance, i centri di ricerca e il mondo dell’impresa, con un focus particolare con le PMI”.
Spesso sono proprio le piccole e media imprese ad essere escluse dal processo di sviluppo, a causa della loro ridotta dimensione e della scarsa disponibilità e propensione ad avviare attività di ricerca.

“E invece sono esattamente le PMI il terzo asse utile a chiudere il cerchio dei progetti sperimentali. Per loro natura le piccole imprese sono rapide, snelle, non hanno tempi lunghi per poter avviare progetti che derivano dalle attività di ricerca dei centri e che necessitano di ingegnerizzazione e sviluppo. Le PMI devono svolgere il ruolo di osservatori, attente e reattive, dei processi e dei risultati della ricerca di sistema per poter, con grande rapidità, tradurli in prototipi e prodotti e opportunità”.
Il rapporto con le imprese passa però anche da una maggior coscienza della realtà industriale maturata nei centri di ricerca.

“Occorrono ricercatori consapevoli – è la tesi di Besseghini – di come sia fatto il settore industriale e di quali sono le sue esigenze. Per questo è necessario un link molto più stretto fra i centri di ricerca e le imprese, con un costante scambio di opinioni e di confronto, proattivo rispetto ai contenuti e ai temi da sviluppare”.

Al convegno I-Com è stato presentato il Rapporto 2013 sull’Innovazione Energetica, realizzato in collaborazione con ABB Italia, Assoelettrica, Cnr, Enea, Enel, Eni, RSE e Terna. Dai dati emerge una ricerca italiana che si colloca nei primi posti dei ranking per pubblicazioni scientifiche ma che invece resta nelle ultime posizioni nella classifica per spesa globale e numero di brevetti. Quello che manca, secondo il rapporto I-Com, è la capacità di “fare sistema”, il vero nodo sul quale occorre lavorare.

Il quadro italiano che emerge evidenzia anche un Paese poco propenso ad investire nella ricerca sul sistema energetico: solo 1,3 miliardi di dollari a fronte dei 37 investiti dalla Cina. È buona la produzione di articoli scientifici: nell’anno 2012 ben 113 dei quasi 2.500 articoli pubblicati sulle più prestigiose riviste scientifiche internazionali del settore energetico sono firmati da ricercatori italiani. A questo buon risultato non corrisponde un adeguato numero di brevetti. Su 17.437 brevetti analizzati, depositati presso l’ufficio brevetti europeo nel 2012 e relativi a tecnologie energetiche a basso impatto ambientale, solo 154 sono italiani.