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L’efficienza energetica ha un effetto moltiplicatore

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L’efficienza energetica ha un effetto moltiplicatore

Ogni euro di spesa pubblica investito in efficienza – rivela uno studio di Confindustria – può generare 1,5 euro in termini di ritorno economico (maggiore occupazione, investimenti privati, minori consumi, benefici ambientali). Besseghini (AD di RSE): “La ricerca è fondamentale; occorre superare la tentazione di spingere solo sull’esistente, accontentandosi di promuovere e diffondere le soluzioni tecnologiche già oggi presenti sul mercato, senza guardare oltre”.

È possibile conciliare gli obiettivi ambientali-clima-energia di Parigi con lo sviluppo economico di un Paese? Quale occasione migliore per dare un risposa credibile, della presentazione del Rapporto Confindustria sull’efficienza energetica, che si è svolta a Roma lo scorso 5 luglio. Una occasione e una sede che hanno lanciato un messaggio chiaro e condiviso: “Si può e si deve fare”.

Lo hanno ribadito fermamente, intervenendo all’incontro promosso da Viale dell’Astronomia, anche il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti e Giuseppe Pasini, presidente del gruppo tecnico Energia di Confindustria, sottolineando come sostenibilità, innovazione e competitività possano trovare il loro punto di incontro proprio nell’efficienza energetica.

L’efficienza energetica trova la sua naturale ispirazione nell’innovazione e nella ricerca, chiamate a mettere a disposizione del mercato opportune soluzioni tecnologiche. Queste soluzioni (necessariamente sostenibili) danno, dove applicate, effettivi riscontri misurabili in termini di produttività e competitività.

“Per ogni euro di spesa pubblica investito in efficienza energetica – ha evidenziato lo studio di Confindustria – si possono ottenere 1,5 euro in termini di aumento dell’occupazione, investimenti privati, energia risparmiata e benefici ambientali”. Il dato è coerente con uno studio svolto proprio da RSE su un centinaio di imprese italiane, sulle correlazioni esistenti tra investimenti in efficienza e performance di impresa e competitività. I risultati finali saranno presentati in autunno.

In particolare, sono i settori non ETS – residenziale e trasporti per citare i più importanti – che oggi sembrano offrire le maggiori opportunità. Sono meno organizzati e ambientalmente regolamentati, e più polverizzati. Una sorta di mercato retail nel quale il ruolo centrale è affidato al singolo consumatore, spesso irrazionale (o poco informato) nelle sue scelte e nelle sue decisioni.

In questo ambito, è stato ribadito il tema dell’innovazione come fattore abilitante per l’efficienza energetica, e il ruolo delle ICT come collante tra le diverse tecnologie e come ponte tra le tecnologie esistenti e quelle che verranno. Parlare di ricerca e innovazione come di un elemento imprescindibile potrebbe sembrare a questo punto quasi lapalissiano. Come non essere d’accordo? “In realtà – commenta Stefano Besseghini, presidente e amministratore delegato RSE – ci potrebbe anche essere la tentazione di spingere solo sull’esistente, accontentandosi di promuovere e diffondere lo sviluppo delle soluzioni già oggi presenti sul mercato, senza guardare oltre. Qualcosa di simile succede quando, parlando di mobilità sostenibile, si sente affermare: Prima di pensare a soluzioni futuribili basterebbe trasformare tutto il parco auto EURO 0 in EURO 6 (tecnologia ormai più che consolidata); già così si avrebbe un grande vantaggio ambientale…”.

Allo stesso tempo occorre individuare un paradigma sistemico, come sottolineato, tra gli altri, da Massimo Beccarello, vice direttore Energia e ambiente di Confindustria, con proposte in grado di stare insieme e di fare sistema. Ciò significa anche immaginarsi un approccio di economia circolare.

In tal senso – ecco un altro spunto emerso durante l’incontro – è necessario adottare un opportuno, efficiente ed efficace sistema di incentivazione, che abbia respiro anche su tempi più lunghi e che, imparando dalle esperienze passate, sappia premiare le vere eccellenze del Made in Italy.

Soprattutto per voce confindustriale, è stata sottolineata l’importanza di sposare la richiesta di innovazione con l’esigenza di non penalizzare l’industria nazionale, cercando quindi di promuovere quelle soluzioni o quelle aree tecnologiche che ci vedono già competitivi e protagonisti. Un esempio? “Sicuramente l’involucro in edilizia – suggerisce Besseghini – settore nel quale i nostri campioni nazioni esportano prodotti e know-how in tutto il mondo”. Serve un cambio di paradigma; e questo deve essere anche nel senso dell’irrazionale, oltrepassando i limiti gattopardeschi del “cambiare per non cambiare nulla”, proprio come recita la prima pagina del documento, che cita George Bernard Shaw:

L’uomo ragionevole si adatta al mondo. L’uomo irragionevole insiste nel cercare di adattare il mondo a sé. Quindi tutto il progresso dipende dall’uomo irragionevole.