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Ricerca italiana pronta a raccogliere le sfide europee

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Ricerca italiana pronta a raccogliere le sfide europee

Partecipazione ricca e qualificata dei nostri ricercatori ad un convegno che prevedeva la presentazione del Rapporto I-Com 2014 sull’innovazione energetica.

Besseghini (amministratore delegato RSE): “Non serve tanto semplificare, quanto ridurre la discrezionalità burocratica, ponendo obiettivi di efficienza alle pubbliche amministrazioni”.

Rinnovo istituzioni UE, semestre di presidenza e Horizon 2020 – Le sfide europee dell’innovazione energetica italiana. È questo il titolo di un importante convegno che si è svolto lo scorso 22 maggio a Roma. L’evento prevedeva la presentazione del Rapporto I-Com 2014 sull’innovazione energetica e tre round  contemporanei di approfondimento. L’incontro ha visto una partecipazione particolarmente ricca e qualificata dei ricercatori di RSE, che assieme agli esperti di I-Com hanno moderato le tre sessioni parallele nelle quali sono intervenuti anche autorevoli esponenti delle imprese e delle istituzioni.

 

Stefano Besseghini, AD di RSE, è intervenuto come discussant  nella sessione plenaria iniziale, sostenendo l’importanza della capacità di ascoltare  le esigenze dell’industria e la necessità di condividere un percorso comune di lavoro per sviluppare insieme – centro di ricerca e impresa – soluzioni innovative veramente utili. È stata anche l’occasione per lanciare un appello alle istituzioni: “Non è tanto la complicazione delle procedure a porre barriere all’accesso delle imprese ai finanziamenti di ricerca, quanto piuttosto l’assoluta incertezza nella gestione dei tempi, delle erogazioni e delle regole. In una parola, non serve tanto semplificare quanto ridurre la discrezionalità burocratica, ponendo obiettivi di efficienza alle pubbliche amministrazioni”.


Romano Ambrogi
, chiamato a moderare uno dei tre round, ha colto il fermento del mondo delle start-up innovative, che pur vivendo una crisi dimensionale (sia come capacità di finanziamento sia come numero di addetti pro-capite) hanno saputo cogliere gli strumenti messi a punto da MiSE, con particolare attenzione al mondo dell’energia. “È emersa ancora una volta l’esigenza di contaminare  mondi diversi – ha sottolineato Ambrogi – come ad esempio l’ICT per la produzione da fonti rinnovabili e per la gestione delle reti”. Due le possibili strade per favorire la crescita: il modello marsupio  di Enel Lab, che seleziona start-up da accompagnare fino alla maturità dell’idea innovativa, e il modello aggregatore  che alcune community  territoriali perseguono in una logica di rete di imprese al fine di fornire risposte articolate ai grandi system integrator  del settore energetico.


Michele De Nigris
ha invece richiamato l’attenzione dei partecipanti su una serie di successi conseguiti dalla ricerca italiana nell’ambito del 7° Programma quadro UE, evidenziando le sfide del nuovo programma Horizon 2020. Quest’ultimo “richiederà uno sforzo ulteriore di coesione tra Istituzioni, enti di ricerca e imprese, piccole e grandi, anche alla luce della focalizzazione del nuovo programma verso l’innovazione e l’applicazione pratica dei risultati in soluzioni ad elevato impatto per il sistema energetico”. È stata anche evidenziata l’importanza dei grandi dimostratori che potranno essere sviluppati attraverso l’utilizzo combinato di fondi di ricerca e dei fondi strutturali, per i quali si prevede una dotazione di circa 4 miliardi di euro a disposizione delle regioni che avranno l’obbligo di spenderli.

“Si profila quindi – ha sottolineato De Nigris – una grande opportunità anche per i centri di ricerca pubblici che potrebbero guadagnarsi il ruolo di indirizzo nei confronti degli enti locali, evidenziando priorità e opportunità di cooperazione”.
“L’Italia – ha concluso De Nigris – si trova ad un bivio importante soprattutto in questo momento delicato di negoziazione degli impegni 2030: occorre cogliere l’opportunità di far evolvere il nostro Paese verso la posizione di hub tecnologico europeo”.

 

Massimo Gallanti ha portato una testimonianza positiva e incoraggiante, sottolineando la predisposizione delle aziende nazionali del settore energetico ad instaurare collaborazioni con gli enti pubblici di ricerca. Collaborazioni che appaiono attivamente ricercate dalle imprese, che in generale si dichiarano poi soddisfatte degli esiti di queste attività congiunte. Le imprese, soprattutto quelle di dimensione più piccola, chiedono però di essere supportate nella ricerca del miglior partner scientifico che le possa accompagnare nei processi di innovazione.

Un significativo supporto in questo senso può venire delle associazioni di impresa, che possono fungere da mediatori tra i centri di ricerca e/o le grandi imprese da una parte e le PMI dall’altra. Relativamente agli strumenti di sostegno alla ricerca e all’innovazione, le imprese hanno ribadito la preferenza per i progetti di ricerca (transnazionali e nazionali) co-finanziati, con la partecipazione dei centri di ricerca, a conferma del valore che riveste l’approccio collaborativo nello sviluppo dell’innovazione.

Per quanto riguarda l’ambito dell’innovazione, emerge una chiara tendenza verso l’integrazione a livello di sistema di soluzioni tecnologiche già disponibili (system integration), anche grazie ad un sempre maggior coinvolgimento dell’ICT, piuttosto che una focalizzazione sulle specifiche tecnologie (breakthrough innovation).

Al termine delle tre sessioni parallele, la parola è passata alle istituzioni con una breve tavola rotonda che ha visto la partecipazione di Alberto Biancardi (Autorità per l’energia elettrica il gas ed il sistema idrico), Tullio Fanelli (ENEA), Massimo Mucchetti (Presidente Commissione Industria Senato della Repubblica) e Silvia Velo (Sottosegretario di Stato Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio).
A questo punto… appuntamento al prossimo rapporto, con l’impegno di costruire partnership sempre più efficaci.