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Second life delle batterie: al via il confronto

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Second life delle batterie: al via il confronto

È in ambito PNRR che si muovono i primi passi della proposta RE-LIFE HUB, piattaforma integrata di aziende, processi, nuove tecnologie e relative applicazioni, che intende realizzare una nuova filiera di gestione per particolari tipologie di rifiuti tecnologici, ispirandosi ai principi dell’economia circolare.

RSE, insieme con Class onlus, è promotrice della proposta progettuale RE-LIFE e capofila del memorandum of understanding che vede il coinvolgimento di imprese, centri di ricerca, università e altri attori attivi nel settore energetico e tecnologico -tra le migliori competenze esistenti sul panorama nazionale e regionale- per lo sviluppo di una value-chain nazionale per la gestione del fine vita delle batterie al litio provenienti dal settore automotive. Obiettivo: fare sistema per garantire il recupero della funzionalità delle batterie attraverso la loro riconversione in sistemi di accumulo stazionari.

Secondo gli scenari Pniec, al 2030 in Italia l’Italia registrerà 7 GW di accumuli a batteria per il sistema elettrico (3 centralizzati e 4 distribuiti presso gli utenti finali), per una capacità di circa 35 GWh,​ e 4 milioni di auto elettriche pure (equivalenti a circa 200 GWh di batterie)​. Ipotizzando un rinnovo del parco circolante ogni 10 anni, per ogni anno dal 2030 in avanti avremo almeno 20 GWh di batterie, da smaltire, riutilizzare o riciclare.

Tenuto conto di queste prospezioni, molteplici sarebbero i benefici dell’estensione del ciclo di vita di alcune categorie di prodotti, come ad esempio le batterie dei veicoli elettrici: minor impatto ambientale, dovuto a un inferiore ricorso all’estrazione e all’impiego di nuove materie prime, e diminuzione dei costi del prodotto finale per i consumatori, attraverso la contrazione dei costi di gestione del fine vita, grazie alla loro ripartizione su un periodo di durabilità più ampio.

Nel dettaglio, in termini di impatti tecnologici, la filiera a cui si vuole dare vita si connota per i suoi elevati contenuti in termini di innovazione tecnologica avanzata, sia nell’ambito delle linee di processo, che prevedono l’utilizzo di sistemi intelligenti di cooperazione uomo-macchina, con un incremento della qualità e della sicurezza per gli addetti alle lavorazioni, sia nell’ambito della digitalizzazione dei sistemi con un forte orientamento al tema della qualità e sicurezza dei prodotti. I sistemi e processi produttivi, inoltre, sarebbero necessariamente e fin da subito caratterizzati da una forte flessibilità e ciò potrà consentire il trasferimento di molte tecnologie anche ad altri ambiti di applicazione.

In termini di competitività di mercato, l’elevata automazione di processo che il progetto è in grado di introdurre nelle diverse fasi operative consente di promuovere nuovi modelli di business, innovativi e responsabili, e di rendere economicamente sostenibile un’attività di riutilizzo di specifici prodotti e componenti al momento inesistente, non solo in Italia ma anche in Europa. Una nuova filiera così concepita, pertanto, non soltanto genererebbe per il territorio nuove opportunità di business nel settore della sostenibilità ambientale, ma la sua innovatività sarebbe in grado di proiettarla in un contesto di mercato internazionale. L’attuale inesistenza di filiere analoghe in Europa determinerebbe infatti per l’Italia la possibilità di condivisioni e trasferimenti tecnologici con potenziali partner esteri, in coerenza con le strategie e l’ecosistema regionale dell’innovazione.

Di questi temi si è discusso in occasione dell’incontro organizzato da RSE e Class Onlus il 2 maggio 2022 presso la sede RSE di Milano, a cui hanno partecipato esponenti di (in ordine alfabetico): Camera dei Deputati, Comau, Enel, Perito Group, Politecnico di Milano.

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