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Metodologia di analisi del TFA

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Metodologia di analisi del TFA

E’ stato sviluppato un metodo per la determinazione analitica dell’acido trifluoro acetico (TFA) nelle piogge e nelle nebbie.

Il metodo messo a punto prevede la concentrazione del campione acquoso mediante condizioni di evaporazione controllata e l’analisi diretta mediante Cromatografia Ionica con un metodo innovativo che prevede un gradiente di eluente appositamente sviluppato per separare le interferenze sul picco del TFA. Il TFA è un prodotto della decomposizione in atmosfera dei HFC-134a (CH2FCF3), HCFC-123 (CHCl2CF3) e HCFC-124 (CHClFCF3) che hanno sostituito i vecchi CFC. La costante di Henry e l’alta solubilità in acqua del TFA indicano che il principale processo di rimozione del TFA dall’atmosfera sono le deposizioni umide (piogge, nevi e nebbie). L’affinità del TFA alla fase acquosa e l’alta resistenza alla degradazione chimica e biologica creano le condizioni per un potenziale arricchimento nelle acque superficiali. Essendo il TFA ritenuto un sospetto fitotossico, un suo continuo accumulo nelle acque superficiali può avere effetti negativi sull’ecosistema acquatico. Non ci sono molti studi sui livelli di TFA in ambiente. Alcuni dati di riferimento si hanno da campioni di piogge e acque superficiali raccolti in Germania, Israele e Svizzera, in cui si hanno concentrazioni di 25-280 ng/l nelle piogge e da 60-2400 ng/l nelle acque superficiali. Altri studi, eseguiti in California nel 1994-95, hanno mostrato livelli da 55-5400 ng/l nelle acque superficiali e 31-3800 ng/l nelle piogge e nelle nebbie. I valori più elevati sono stati riscontrati nelle nebbie. La riproducibilità e i livelli di sensibilità del metodo sviluppato sono risultati adeguati a determinare concentrazioni di TFA, in campioni di deposizione umide, superiori a 15-20 ng/l.

E’ stato sviluppato un metodo per la determinazione analitica dell’acido trifluoro acetico (TFA) nelle piogge e nelle nebbie. Il metodo messo a punto prevede la concentrazione del campione acquoso mediante condizioni di evaporazione controllata e l’analisi diretta mediante Cromatografia Ionica con un metodo innovativo che prevede un gradiente di eluente appositamente sviluppato per separare le interferenze sul picco del TFA. Il TFA è un prodotto della decomposizione in atmosfera dei HFC-134a (CH2FCF3), HCFC-123 (CHCl2CF3) e HCFC-124 (CHClFCF3) che hanno sostituito i vecchi CFC. La costante di Henry e l’alta solubilità in acqua del TFA indicano che il principale processo di rimozione del TFA dall’atmosfera sono le deposizioni umide (piogge, nevi e nebbie). L’affinità del TFA alla fase acquosa e l’alta resistenza alla degradazione chimica e biologica creano le condizioni per un potenziale arricchimento nelle acque superficiali. Essendo il TFA ritenuto un sospetto fitotossico, un suo continuo accumulo nelle acque superficiali può avere effetti negativi sull’ecosistema acquatico. Non ci sono molti studi sui livelli di TFA in ambiente. Alcuni dati di riferimento si hanno da campioni di piogge e acque superficiali raccolti in Germania, Israele e Svizzera, in cui si hanno concentrazioni di 25-280 ng/l nelle piogge e da 60-2400 ng/l nelle acque superficiali. Altri studi, eseguiti in California nel 1994-95, hanno mostrato livelli da 55-5400 ng/l nelle acque superficiali e 31-3800 ng/l nelle piogge e nelle nebbie. I valori più elevati sono stati riscontrati nelle nebbie. La riproducibilità e i livelli di sensibilità del metodo sviluppato sono risultati adeguati a determinare concentrazioni di TFA, in campioni di deposizione umide, superiori a 15-20 ng/l.

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