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1.1.6-Sviluppo di una metodologia innovativa per lo studio dei fenomeni di innesco e propagazione di frane :validazione dei codici GeHoMadrid e Geoflow

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1.1.6-Sviluppo di una metodologia innovativa per lo studio dei fenomeni di innesco e propagazione di frane :validazione dei codici GeHoMadrid e Geoflow

Recently updated on Aprile 7th, 2021 at 12:21 pm

La presente indagine riguarda lo studio dei fenomeni di innesco e propagazione di frane e della loro interazione con i manufatti. Lo studio è riferito ad un caso reale verificatosi in Calabria per il quale si dispone di dati di misura e che si inquadra nella tipologia delle frane di colata che sono molto diffuse sul territorio nazionale, ove costituiscono seri motivi di rischio soprattutto in relazione alla rapidità con la quale esse evolvono nel loro moto di propagazione verso valle. Nella maggior parte dei casi si tratta di fenomeni legati alle variazioni delle caratteristiche fisico-meccaniche indotte da eventi meteorici, escursioni climatiche e/o sollecitazioni sismiche. Un aspetto importante per il raggiungimento di questi obiettivi è la individuazione di modelli di riferimento (implementati in codici di calcolo numerico ) in grado di simulare l’intero iter evolutivo dei fenomeni franosi dall’innesco sino alla successiva propagazione verso valle sotto forma di colata, ivi incluse le azioni indotte sulle strutture interrate eventualmente esistenti ( tubazioni, pali e setti di fondazioni, ecc. ). A questo scopo, in collaborazione con l’Università degli Studi di Reggio Calabria è stato individuato un codice di calcolo ( i programmi GeHoMadrid e Geoflow sviluppati dall’Università di Madrid ) in grado di modellare i seguenti aspetti essenziali per una buona similazione del fenomeno reale: – i flussi di infiltrazione che si generano nel terreno a seguito di eventi pluviometrici registrati in superficie; – gli effetti delle variazioni climatiche ( passaggio da condizioni insature a sature, cicli di congelamento- scongelamento, ecc. ) sulle caratteristiche fisico-meccaniche dei terreni e, di conseguenza, sulla stabilità dei pendii; – gli effetti delle sollecitazioni sismiche sulla stabilità dei pendii tenendo anche conto dell’interazione tra lo scheletro solido dei terreni e l’acqua; – la possibilità che , in relazione alla natura dei terreni ed alle loro leggi di comportamento, le variazioni climatiche suddette e le sollecitazioni sismiche possano determinare nei terreni un aumento eccessivo del loro contenuto d’acqua e/o delle pressioni interstiziali che porti ad una loro trasformazione in fango instabile; – le caratteristiche reologiche iniziali di tale fango e le modifiche che subisce nel movimento verso valle ( da materiale molto denso e viscoso a materiale sempre più fluido e di bassa viscosità non molto dissimile da un liquido) . Nella prima fase è stata effettuata una prima verifica su differenti casi teorici del modello di innesco, in grado di stimare il volume iniziale disponibile a formare la frana/colata su di un versante, sulla base delle condizioni esterne ( persistenza di piogge, saturazione del terreno,… ).

In seguito è stata eseguita una campagna di indagini geotecniche con prelievo di campioni indisturbati da sottoporre a prove di laboratorio per la determinazione dei parametri da utilizzare nella validazione dei codici analizzati. Infine è stato modellato il caso reale ed è stata effettuata una simulazione,basata su caratteristiche del terreno desunte dai dati sperimentali delle prove di laboratorio, sia della fase di innesco che di quella di propagazione della frana di Melia di Scilla.

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