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1.3.3-Impianto a biomassa: valutazioni tecnico economiche

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1.3.3-Impianto a biomassa: valutazioni tecnico economiche

Recently updated on Aprile 7th, 2021 at 12:21 pm

Il Decreto Legislativo n. 79/99 ha dato mandato all’Autorità per l’energia elettrica e il gas (AEEG) di definire a quali condizioni la produzione combinata di energia elettrica e calore può chiamarsi cogenerazione e godere dei relativi benefici di legge. L’AEEG ha pertanto emanato, il 19 marzo 2002, la Delibera n. 42/02, la quale stabilisce che un impianto produce con caratteristiche di cogenerazione quando alcune grandezze caratteristiche del proprio funzionamento, quali il suo Indice di Risparmio di Energia (IRE) ed il suo Limite Termico (LT), sono rispettivamente maggiori di due valori limite fissati nella delibera stessa. I principali benefici che la legislazione attuale riconosce alla cogenerazione sono: – esenzione dall’obbligo di acquisto di certificati verdi; – diritto all’utilizzazione prioritaria dell’energia elettrica prodotta in cogenerazione, dopo quella prodotta da fonti rinnovabili; – prezzi incentivanti per l’energia elettrica prodotta in cogenerazione (prodotta, cioè, conformemente a quanto stabilito dalla Delibera n. 42/02) da impianti di potenza inferiore a 10 MVA, secondo la nuova disciplina introdotta dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas con la Delibera n. 34/05; – diritto al rilascio di certificati verdi per i soli impianti di cogenerazione abbinati al teleriscaldamento (Legge 23 agosto 2004, n. 239); – qualifica di Cliente Idoneo sul mercato del gas naturale (per la sola quota di gas utilizzata in cogenerazione); – possibile ottenimento di "titoli di efficienza energetica" commerciabili. La maggior convenienza della produzione in cogenerazione, dovuta all’entrata in vigore di tali provvedimenti, ha generato nel 2005 un incremento rispetto al 2004 nel numero di domande al GRTN relative al riconoscimento come cogenerazione (relativamente alla produzione 2004) della produzione combinata di energia elettrica e calore di impianti termoelettrici medio piccoli. Finora il quadro legislativo di incentivazione alla cogenerazione era di fatto orientato soprattutto agli impianti di grande taglia (esenzione dall’obbligo di acquisto di certificati verdi e diritto all’utilizzazione prioritaria). In questo ambito normativo e considerando che un impianto a biomassa è a tutti gli effetti un impianto ad energia rinnovabile e che quindi ha diritto al rilascio dei certificati verdi, si colloca questo studio di fattibilità tecnico economica, teso a verificare la convenienza per alcune utenze energetiche (impianto polisportivo, piccola attività alberghiera) di un investimento per realizzare ed esercire un impianto a

biomassa in grado di produrre 10 kW di potenza elettrica e di recuperare 60 kW di potenza termica al condensatore della turbina a vapore a fluido organico (ORC). Considerando che l’impianto in esame è estremamente innovativo e sfrutta una fonte energetica rinnovabile, un’indagine basata solo su aspetti economici quali costo d’investimento e costo d’esercizio, sulle tariffe di acquisto e vendita dell’energia elettrica non porterebbe a risultati soddisfacenti e lo penalizzerebbe eccessivamente. L’impianto, a causa anche della taglia ridotta, ha bassa efficienza di conversione, presenta dei consumi elevati dei suoi ausiliari e presenta un costo decisamente elevato. Sistemi a biomassa con turbina a vapore a fluido organico (ORC) sono in commercio a partire da taglie di qualche centinaia di kW. Un impianto a biomassa è però a tutti gli effetti, come detto, un impianto ad energia rinnovabile e quindi ha diritto al rilascio dei certificati verdi, oltrechè di una tariffa di remunerazione dell’energia elettrica immessa in rete particolarmente vantaggiosa, il che mitiga in parte tale situazione; inoltre l’impianto è configurato come cogenerativo e quindi gode di altre forme d’incentivazione e di defiscalizzazione. L’indagine, basata su alcune utenze energetiche quali un impianto polisportivo e una piccola attività alberghiera, ha principalmente lo scopo di verificare se esistono dei margini di miglioramento, sulla base di diverse condizioni progettuali e sulla base di altre forme di incentivazione legate alla valorizzazione delle esternalità. Per questo motivo lo studio in oggetto ha una marcata caratterizzazione ambientale, legata agli aspetti delle emissioni evitate di CO2.

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