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rapporti - Deliverable

2.3.2 – Effetto degli accordi internazionali sui vincoli emissivi: i meccanismi di flessibilità .

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2.3.2 – Effetto degli accordi internazionali sui vincoli emissivi: i meccanismi di flessibilità .

Recently updated on Aprile 7th, 2021 at 12:40 pm

L’attività svolta si inserisce all’interno di un complesso progetto, denominato Scenari, che ha come obiettivo quello di contribuire a definire il ruolo dell’energia elettrica nel sistema energetico nazionale, analizzando le prospettive di sviluppo del S.E. italiano nella sua dimensione territoriale e nel medio-lungo termine, con orizzonte temporale 2010 – 2030. Il progetto Scenari, in sintesi prevede: • lo sviluppo di strumenti e metodologie atti a costruire ed a valutare/analizzare gli scenari di domanda e di offerta • la conduzione di analisi di dettaglio sia della domanda che dell’offerta di energia (e potenza) elettrica, nonché delle interazioni del sistema elettrico con l’ambiente, • la conseguente costruzione di scenari di sviluppo e la loro valutazione in termini di impatto ambientale, di sicurezza degli approvvigionamenti e di economicità della fornitura, e –più in generale- di sostenibilità L’attività oggetto di tale studio, in particolare, fa riferimento al terzo punto e contribuisce alla costruzione di scenari di generazione elettrica, valutando ed esaminando i vincoli e pressioni ambientali che potrebbero incidere e modificare, a medio lungo termine, la definizione dell’offerta di elettricità. I risultati del lavoro e le relative elaborazioni saranno, infatti, parte integrante del progetto nel suo insieme e, in particolare, confluiranno all’interno della modellazione Markal-TIMES del sistema elettrico che verrà sviluppato ed utilizzato nel SottoProgetto SCESEL. Più dettagliatamente, l’attività in studio fa riferimento all’imposizione di vincoli alle emissioni derivanti dalla entrata in forza del Protocollo di Kyoto, dal prossimo recepimento delle Direttive europee sull’Emissions Trading1 e sullo sviluppo delle energie rinnovabili che imporrà al settore elettrico un’importante riflessione: come riuscire, a breve medio termine, a conciliare competitività d’impresa e sostenibilità ambientale. In questo contesto, l’attività di ricerca sviluppata contribuisce a fornire, al settore elettrico nazionale, un’indicazione delle criticità ed una stima dei costi che il settore dovrebbero sostenere per rispettare gli obblighi di riduzione delle emissioni di CO2, a breve termine, a seguito del recepimento della Direttiva EU ETS, a medio termine, a seguito dell’entrata in forza del Protocollo di Kyoto (decisione 2002/358/CE di ratifica del Protocollo di Kyoto) e, a lungo termine, in prospettiva, dell’estensione degli impegni di riduzione al 2030 (post Kyoto). Rispetto a tale quadro di riferimento, il lavoro individua, attraverso lo sviluppo di scenari tendenziali, le valutazioni di criticità, una stima dei costi associati e le opzioni per minimizzare i costi di compliance ambientale sfruttando, secondo il concetto di least cost, sia le azioni “domestiche” che le opzioni di flessibilità previste dal Protocollo di Kyoto. A corollario dell’attività, è svolto un monitoraggio dei principali avvenimenti nazionali ed internazionali connessi all’evoluzione degli accordi per la riduzione degli effetti correlati al cambiamento climatico, e, in allegato, sono riportati alcuni sintetici commenti per gli eventi più significativi. Il lavoro è pianificato su un arco di tempo di circa due anni (termine a luglio 2005) ed è articolato su tre tematiche fra loro complementari. La prima tematica è finalizzata alla progettazione, programmazione e realizzazione di un modello semplificato, in grado si sviluppare le migliori soluzioni di salvaguardia della produttività, nel rispetto dei vincoli definiti dal quadro normativo nazionale ed internazionale. Il modello di calcolo, di seguito definito CaTr-in (Carbon Trading), è in grado di ottimizzare l’”asimmetria” fra la necessità di garantire la competitività e lo sviluppo delle imprese e la necessità di ridurre le emissioni di gas serra, a seguito della definizione e recepimento di normative internazionali e nazionali per contrastare i cambiamenti climatici. Il termine “asimmetria” deriva dal fatto che i due termini del problema sembrano essere fra loro inconciliabili: l’uno richiede la necessità di produrre di più, tendenzialmente attraverso processi termoelettrici, per far fronte alla crescente domanda di energia elettrica, determinando quindi un aumento della combustione di combustibili fossili, l’altro, viceversa, implica la necessità di ridurre le emissioni, andando ad incidere prevalentemente proprio sul consumo dei combustibili. Rispetto, dunque, a tale problema, il modello CaTr-in fornisce un supporto all’individuazione delle soluzioni “ottime”, quelle, cioè che consentono, con il miglior risultato economico, di garantire la competitività dell’impresa e di operare politiche di riduzione delle emissioni per conseguire la conformità ambientale: definito un costo di produzione ed un costo ambientale, a parità di vincolo di produzione e di riduzione delle emissioni, la miglior soluzione sarà quella con il minor costo complessivo. Il modello è stato sviluppato nel 2004 (vedi Rapporto A4/012021 del 19.042004 ) (in appendice è riportato il modello ed i file di appoggio) ed ha subito alcune release, in ragione del fatto che la normativa ed i cardini su cui il modello fa riferimento, in particolare la Direttiva EU ETS e il relativo Piano Nazionale di Assegnazione (PAN), hanno subito, nel 1 Direttiva 2003/87/CE – per approfondimenti vedi par Errore. L’origine riferimento non è stata trovata. PUBBLICATO A4523412 (PAD – 618440)

corso del tempo, numerose integrazioni e modifiche e, anche allo stato attuale, non hanno ancora trovato un assetto definitivo. Al momento, infatti, della pubblicazione del rapporto, è in corso di preparazione l’ultima release che recepisce il testo di integrazione del PAN, che, in corso di approvazione da parte della Commissione Europea. La seconda tematica, più specificatamente oggetto di questo rapporto, analizzata e sviluppa scenari di ipotesi tendenziali di domanda ed offerta del settore elettrico, a breve, medio e lungo termine, e ne valuta gli effetti di criticità derivanti dalla necessità di essere conformi rispetto all’imposzione di vincoli alle emissioni di gas serra, a fronte di recepimenti di accordi internazionali per la salvaguardia dei cambiamenti climatici. Anche questa tematica risente del clima di incertezza sulle regole e sulla definizione univoca e chiara degli obiettivi di riduzione, e quindi lo studio presentato potrà avere ulteriori gradi di approfondimento, in ragione dell’evolvere delle situazioni. Rimandando, quindi, le conclusioni definitive alla stesura del rapporto finale dell’attività, un’analisi preliminare evidenzia che l’imposizione di vincoli alle emissioni, non dovrebbe creare al settore elettrico problemi di soddisfacimento alla domanda a breve medio termine, mentre si configurerebbero gravi problemi di non conformità a lungo termine. L’imposizione di vincoli alle emissioni, nei termini e nei valori ipotizzati, determinerebbe al settore elettrico un mancato guadagno, derivante della necessità di rimodulare il dispacciamento, non secondo criteri di merito di ordine economico, ma anche e, soprattutto, sulla base dell’impatto emissivo associabile ai diversi combustibili. Tale impatto potrebbe determinare un aumento dei costi variabili dell’ordine del 12% a breve periodo e del 17% a medio termine, mentre, come già rilevato, a lungo termine, non ci sarebbero le condizioni di soddisfare la domanda elettrica e quindi le valutazioni economiche richiederebbero delle valutazioni non facilmente valutabili; Rispetto a tale quadro di riferimento, l’adozione del sistema di Emissions Trading consentirebbe, a lungo termine, di soddisfare la domanda e, anche a breve termine, di minimizzare l’incremento dei costi per conseguire la conformità ambientale. Il risparmio, rispetto all’ipotesi in assenza di emissions trading, sarebbe di poco inferiore al 12%, a breve termine e meno del 17% a medio termine, mentre a lungo termine l’incremento dei costi sarebbe del 7.3%. L’estensione del trading anche ai crediti derivanti da progetti di CDM e azioni nazionali di afforestazione e forestazione, national green credit, dovrebbe ulteriormente dimezzare i costi, in ragione delle attuali previsioni di costo inferiori di circa 40% rispetto a quello dei permessi sul mercato dell’Emissions Trading. Tali considerazioni, tuttavia, come già sottolineato, potrebbero essere significativamente modificate, se l’attuale integrazione PAN (feb 2005) fosse approvato e se le dinamiche di compravendita della borsa dei carbon credit subissero significative fluttuazioni. In particolare, l’attuale integrazione del PAN prevede, rispetto a quanto previsto dal precedente PAN (sett 2004), sulla base del quale sono state eseguite le analisi, una significativa contrazione delle quote da assegnare al settore elettrico, aumentando quindi le condizioni di criticità. La terza tematica considera le opzioni per minimizzare i costi di compliance ambientale sfruttando, secondo il concetto di least cost, sia le azioni “domestiche” che le opzioni di flessibilità previste dal Protocollo di Kyoto. Tale lavoro sarà sviluppato in particolare nella terza parte dell’attività.

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