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2.3.4.1-Verifica dell’effetto dei catalizzatori SCR-DeNOx sulla riduzione del mercurio: predisposizione della sperimentazione di laboratorio

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2.3.4.1-Verifica dell’effetto dei catalizzatori SCR-DeNOx sulla riduzione del mercurio: predisposizione della sperimentazione di laboratorio

Recently updated on Aprile 7th, 2021 at 12:28 pm

Aspetti particolarmente importanti dal punto di vista delle emissioni, e più in generale dell’impatto ambientale, inerenti la produzione di energia elettrica e termica sono la tecnologia adottata (sostanzialmente centrale termoelettrica convenzionale oppure impianti a ciclo combinato) e la tipologia di combustibile impiegato (sostanzialmente gas naturale, olio combustibile o carbone). Infatti, la quantità e la natura degli inquinanti emessi dipendono dalla composizione del combustibile, dal tipo dei bruciatori usati e dalle condizioni di esercizio. In linea generale, si suole distinguere il complesso delle emissioni atmosferiche in due classi: i macroinquinanti, presenti in concentrazioni rilevanti (mg/Nm 3 ), ed i microinquinanti che, pur presenti in livelli molto più modesti (µg/Nm 3 o ng/Nm 3 ), possono costituire un rischio ambientale per la loro tossicità e persistenza. Alla prima categoria appartengono inquinanti tradizionali dei processi di combustione quali monossido di carbonio (CO), ossidi di azoto (NO x ), biossido di zolfo (SO 2 ), gas acidi (HCl, HF) e particolato. I microinquinanti si dividono invece in inorganici, costituiti essenzialmente da alcuni metalli pesanti (ad es. Pb, Cd, Hg), e organici quali diossine, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), PCB. Nello specifico, i metalli pesanti, la cui emissione è molto più critica nel caso del carbone, sono inquinanti che, oltre a ritrovarsi nei residui solidi (scorie, ceneri e fanghi), possono essere vaporizzati e dunque emessi in fase gas con i fumi di combustione. Il fenomeno si origina dalla vaporizzazione dei metalli in camera di combustione cui fa seguito un processo di condensazione sul particolato più fine. L’efficienza dei sistemi di abbattimento delle polveri, dove si concentrano i metalli in traccia, può limitare di molto le loro emissioni ad eccezione di quelle del mercurio in fase vapore che, pur essendo presente nel carbone in concentrazioni relativamente modeste, per l’elevata volatilità che lo contraddistingue tende a trasferirsi in misura pressoché totale nei fumi raggiungendo valori di emissione negli effluenti gassosi degli impianti convenzionali dell’ordine di 100-150 gHg per GWh. Sebbene i moderni treni di purificazione fumi installati sulle centrali termoelettriche già permettono un abbattimento molto spinto dei metalli pesanti, è opportuno identificare mezzi per ridurre ulteriormente queste emissioni. Ciò soprattutto in previsione di un possibile incremento dell’uso del carbone nel Sistema elettrico nazionale che, a patto di un superiore impatto ambientale, consente una riduzione del prezzo dell’energia elettrica e una minore dipendenza energetica italiana dall’estero in virtù del costo inferiore, della maggiore abbondanza e della sicurezza di approvvigionamento. All’interno del progetto GEN 21, Sottoprogetto COAL, Work Package COALEMIS, Task “Analisi delle problematiche relative al “ciclo del mercurio”: formazione, trasporto, e modalità ottimizzate di abbattimento” si è quindi avviata un’attività con l’obiettivo di comprendere i meccanismi di trasformazione degli elementi in tracce contenuti nel carbone, con particolare riferimento al mercurio, allo scopo del miglioramento degli attuali processi di abbattimento degli inquinanti che costituisce uno dei fattori condizionanti per l’estensione dell’utilizzo del carbone.

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