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5.1.2-Le prestazioni di metodi convenzionali (malte cementizie e rivestimenti) nel ripristino delle strutture in calcestruzzo armato danneggiate dalla corrosione

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5.1.2-Le prestazioni di metodi convenzionali (malte cementizie e rivestimenti) nel ripristino delle strutture in calcestruzzo armato danneggiate dalla corrosione

Recently updated on Aprile 7th, 2021 at 12:21 pm

Questa ricerca si inquadra nell’ambito delle attività sperimentali di supporto alla preparazione delle linee guida per la gestione degli interventi di recupero sulle strutture in calcestruzzo armato degli impianti di produzione dell’energia elettrica, linee guida poi implementate in un sistema di supporto alle decisioni o Sistema Esperto. Le condizioni specifiche delle strutture degli impianti di produzione dell’energia elettrica (ambiente e sostanze aggressive con cui sono a contatto) rendono i fenomeni di corrosione delle armature più intensi rispetto alle opere in calcestruzzo armato utilizzate in altri settori civili o industriali. Per questo motivo è necessario una razionalizzazione sia delle procedure di ispezione e diagnosi del degrado sia di quelle di progetto degli interventi di ripristino che consenta ai progettisti e agli esercenti degli impianti di valutare in termini quantitativi la durata degli interventi di ripristino e l’effettuazione di efficaci controlli sulla qualità dei lavori eseguiti. L’obiettivo della ricerca è stato quello di studiare le prestazioni dei materiali utilizzati con i metodi convenzionali di ripristino delle strutture in calcestruzzo armato ed in particolare con le malte ed i trattamenti superficiali delle armature e del calcestruzzo. L’individuazione dei fattori principali che determinano la durabilità dell’intervento di ripristino è stata la chiave per poter operare una scelta dei materiali da impiegare, in funzione della vita di servizio richiesta. Nelle zone della struttura in calcestruzzo armato che hanno già raggiunto lo stato limite di fessurazione occorre progettare l’intervento di recupero che preveda la rimozione del calcestruzzo carbonatato e la ricostruzione del copriferro con una malta da ripristino. Con i risultati della ricerca si è in grado di valutare la durata di tale intervento, sulla base delle correlazioni tra i risultati delle prove accelerate e delle prove di esposizione naturale, correlazioni ottenute su un ampio spettro di malte da ripristino. Il progettista può così richiedere, sulla base dei parametri di progetto, che la malta utilizzata in cantiere garantisca un valore minimo di K acc (Coefficiente di carbonatazione accelerata) che potrà essere verificato, nella fase di realizzazione, per controllare la conformità dei materiali utilizzati nelle specifiche. Un approccio analogo di progetto può essere utilizzato per le strutture soggette a corrosione delle armature per penetrazione dei cloruri. Per quanto riguarda il ruolo dei rivestimenti, si è osservato un effetto trascurabile dell’intonaco e del rivestimento acrilico sulla penetrazione della carbonatazione; il trattamento idrorepellente ha persino mostrato di favorirla. I rivestimenti superficiali hanno, invece, mostrato un ruolo significativo nel ridurre le condizioni di bagnamento dei provini, quindi nel contenere la velocità di corrosione delle armature una volta che il calcestruzzo è carbonatato. Il trattamento idrorepellente, in particolare, può essere efficace nella fase di propagazione della corrosione, in quanto, rallentando l’assorbimento capillare,

contribuisce a mantenere asciutta la malta e di conseguenza abbassa la velocità di corrosione sull’armatura. La presenza di un primer protettivo applicato sulla superficie delle armature ha consentito di ridurre nettamente la velocità di corrosione nelle malte carbonatate. Tuttavia non ha consentito di prevenire completamente l’innesco della corrosione. Infatti, durante le prove di bagnamento, il potenziale ha comunque raggiunto valori molto bassi anche sulle armature trattate con primer, evidenziando l’assenza di protezione in corrispondenza di eventuali difetti del rivestimento. Le prove sperimentali di questa ricerca hanno quindi fornito dei dati utili per il progetto della durabilità degli interventi di recupero e sono state individuate delle correlazioni tra la composizione delle malte da ripristino ed alcuni parametri direttamente legati alla vita di servizio della struttura ripristinata. Si sono inoltre ricavate informazioni quantitative sull’effetto della stagionatura e delle protezioni aggiuntive (applicazione di trattamenti sulla superficie delle malte o sulla superficie delle armature).

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