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5.3.2-Criteri, procedure e protocolli di misura finalizzati alla verifica della compatibilità dei campi elettrici e magnetici generati da componenti del sistema elettrico con le prescrizioni dettate dalla Direttiva Europea relativa per i lavoratori

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5.3.2-Criteri, procedure e protocolli di misura finalizzati alla verifica della compatibilità dei campi elettrici e magnetici generati da componenti del sistema elettrico con le prescrizioni dettate dalla Direttiva Europea relativa per i lavoratori

Recently updated on Aprile 7th, 2021 at 12:45 pm

Il “sistema di radioprotezione” oggi consolidato è basato su una struttura a due livelli, che prevede dei veri e propri limiti di esposizione, espressi in termini di grandezze cosiddette “dosimetriche”, e dei valori di riferimento espressi in termini di grandezze “radiometriche”, come l’intensità del campo elettrico, l’intensità del campo magnetico e la densità di potenza. Le prime grandezze, in particolare la densità di corrente indotta (nel caso delle frequenze più basse) ed il tasso di assorbimento specifico (nel caso delle frequenze più elevate), sono di più diretto significato per gli effetti biologici e sanitari ma non sono generalmente suscettibili di misura diretta, come invece le seconde. Questa struttura è comune a tutte le raccomandazioni internazionali; tra queste, il riferimento fondamentale è costituito dalle linee guida emanate nel 1998 dall’ICNIRP che sono state successivamente recepite nel quadro normativo comunitario: precisamente nel 1999, attraverso la Raccomandazione del Consiglio relativa alla limitazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici da 0 Hz a 300 GHz, e nel 2004 con la Direttiva 2004/40/CE per la protezione dei lavoratori. Per inciso, si ricorda che, in relazione agli eventi suddetti, la Commissione Europea ha affidato al Comité Européen de Normalisation Electrotechnique (CENELEC) due mandati specifici (M/305-EN/2000; M/351- EN/2004) per la messa a punto della normativa tecnica necessaria. Mentre la Raccomandazione suddetta, non essendo vincolante per gli Stati membri, è stata adottata nel nostro Paese solo parzialmente, la Direttiva dovrà invece essere recepita entro il 2008 e con ben minori gradi di libertà rispetto a quelli assunti nell’integrazione della raccomandazione nella normativa nazionale. Infatti, la “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici” (legge 36/2001) affronta il problema con un approccio significativamente diverso da quello della raccomandazione e della direttiva sopra citate. In particolare, accanto al concetto canonico di limite di esposizione (che non deve essere superato in alcuna condizione di esposizione della popolazione e dei lavoratori), tale legge introduce, come misure di cautela ai fini della protezione da possibili effetti a lungo termine e nell’ottica di favorire una progressiva minimizzazione dell’esposizione ai campi medesimi, quelli di «valore di attenzione» e di «obiettivo di qualità». In applicazione di tale legge sono stati emanati i decreti attinenti all’esposizione della popolazione (DPCM 8 luglio 2003). Per quanto attiene invece al tema della protezione di lavoratori e lavoratrici, esso è tuttora all’attenzione del Governo il quale, sempre in applicazione della legge quadro 36/2001, dovrà elaborare i relativi decreti attuativi. Sembrerebbe in tal modo avviato a conclusione l’iter normativo previsto dalla legge quadro

36/2001 e così colmato quel vuoto legislativo che molti avevano indicato come la causa prima delle controversie sul cosiddetto “inquinamento elettromagnetico”. In realtà, esistono ancora alcuni prevedibili ostacoli posti intrinsecamente dalla struttura della legge 36/2001. Infatti, con l’introduzione di valori di attenzione e obiettivi di qualità, la legge quadro e il relativo DPCM sugli elettrodotti si discostano significativamente dalle linee guida ICNIRP; se ciò si ripetesse anche nella normativa sui lavoratori lo stesso significativo scostamento potrebbe verificarsi anche nei confronti della direttiva europea (tra l’altro approvata sotto la presidenza italiana e con il contributo decisivo della nostra delegazione). Altrimenti, si prospetta un quadro normativo che adotta nei due casi approcci concettuali e sistemi di protezione completamente diversi. È chiaro quindi che i problemi aperti sul piano legislativo sono tuttora piuttosto complicati e spinosi. Inoltre, non è esente da complessi problemi aperti anche l’attività connessa con la messa a punto della normativa tecnica necessaria per verificare ed assicurare la compatibilità delle sorgenti di campi elettromagnetici in ambiente di lavoro con le prescrizioni dettate dalla Direttiva. Sono proprio questi ultimi problemi che vengono esaminati nella presente relazione, con l’obiettivo di fornire un contributo alla loro soluzione, sia in termine di comprensione dei problemi fisici e protezionistici sottostanti, sia in termini metodologici che possano rappresentare una valida base di riferimento per lo sviluppo di adeguate norme tecniche. In particolare, dopo alcuni indispensabili richiami a concetti di base, vengono analizzati i principali problemi connessi con la definizione di una metodologia di valutazione e verifica di prescrizioni basate su una struttura a due livelli come quella della direttiva. Tale struttura, come già detto, prevede sia dei limiti di esposizione espressi in termini di grandezze dosimetriche, che sono molto difficili da misurare e calcolare ma rappresentano le reali misure di tutela sanitaria, e dei valori di azione, espressi in termini di intensità del campo elettrico e del campo magnetico, che sono più facilmente misurabili e calcolabili e che sono stati quindi introdotti per motivi sostanzialmente pratici. Le linee guida qui proposte per la verifica della compatibilità delle situazioni espositive con le prescrizioni della direttiva sono sostanzialmente basate su un’analisi critica della bozza di standard CENELEC, che è in fase di elaborazione da parte del Working Group 4 “Generic Standards” del TC 106x e a cui il CESI collabora attivamente. Tale bozza appare ormai ben strutturata e mancano solo pochi dettagli ed integrazioni prima di essere sottoposta all’approvazione del TC106x ed iniziare quindi l’iter di approvazione conclusiva da parte degli Stati membri. Inoltre, verranno fornite alcune utili informazioni, sia dedotte da attività di studio ancora in corso sia riferite a documenti normativi IEC già disponibili, in tema di calcolo delle densità di corrente indotte nel corpo umano da campi elettrici e magnetici esterni. Come è noto, infatti, tale grandezza “dosimetrica” è di fondamentale importanza per la verifica del rispetto dei limiti di esposizione fissati dalla sopraccitata direttiva europea per i campi a bassa frequenza.

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