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rapporti - Deliverable

7.3.6-Analisi critica della letteratura in tema di percezione e comunicazione del rischio, con particolare riferimento alle varie iniziative avviate a livello internazionale, comunitario e nazionale.

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7.3.6-Analisi critica della letteratura in tema di percezione e comunicazione del rischio, con particolare riferimento alle varie iniziative avviate a livello internazionale, comunitario e nazionale.

Recently updated on Aprile 7th, 2021 at 12:43 pm

La ricerca bibliografica condotta nell’ambito della milestone 3.1 (v. rapporto A3/041332) ha messo chiaramente in luce la complessità della gestione delle problematiche connesse con i campi elettromagnetici (CEM), evidenziando, in particolare, come: • le conoscenze scientifiche in tema di possibili effetti sanitari dell’esposizione ai campi magnetici a frequenza industriale siano caratterizzate da incertezze; • l’opinione pubblica abbia sviluppato un’elevata percezione del rischio; • il dibattito intorno alla applicazione del principio precauzionale ai CEM sia tutt’ora molto acceso. In particolare, i pareri contrastanti dei vari stakeholders coinvolti mostrano chiaramente come tale approccio sia ancora definito in modo piuttosto generico e debba quindi essere applicato con prudenza e sobrietà onde evitare che i presunti benefici ambientali derivanti dall’adozione di politiche cautelative si traducano in azioni a danno dello sviluppo sostenibile del sistema elettrico. In particolare, in relazione alle attuali conoscenze sui possibili effetti sanitari dei campi elettrici e magnetici a radiofrequenza, si può dire che: • il dibattito è iniziato più di 30 anni fa e da allora un numero enorme di studi ha investigato un ampio ventaglio di possibili effetti, incluse le neoplasie, effetti sulla riproduzione e lo stress. Sono state pubblicate revisioni autorevoli di studi sperimentali ed epidemiologici da parte di gruppi di esperti nazionali ed internazionali, molte delle quali reperibili in internet (vedere, ad esempio, i siti di OMS, IARC e ICNIRP); • nel complesso, nei suddetti documenti si trovano conclusioni sostanzialmente rassicuranti; in ogni caso, la scienza non è in grado di affermare definitivamente se l’esposizione ai CEM possa essere responsabile di effetti sanitari avversi. In altri termini, la comunità scientifica non accetta l’affermazione che sia stato provato un legame causale; inoltre, vi è consenso generale che – qualora vi sia un rischio associato a tale esposizione – esso dovrebbe essere molto piccolo. • Vi è la sensazione generale che nessun nuovo studio sarà in grado di cambiare significativamente l’attuale situazione di incertezza scientifica. Quindi, perché il dibattito è ancora aperto? Le lezioni che i vari stakeholders implicati nella discussione sui CEM hanno appreso nell’ultimo decennio possono essere riassunte nel modo seguente. Innanzitutto è oramai ampiamente accettato che il rischio non possa essere descritto solo come un fenomeno quantitativo valutabile scientificamente; è infatti compresa una percezione psicologica che gioca spesso un ruolo decisivo nell’accettazione del rischio stesso da parte del pubblico. Se il rischio è stimato come basso

(dal punto di vista probabilistico) non necessariamente esso viene facilmente accettato. Inoltre, spiegare alla gente quanto grande o piccolo sia un rischio “in realtà” o confrontare rischi diversi per convincere le persone ad accettarne uno, può essere inefficace o addirittura controproducente. Di conseguenza, una trasmissione a senso unico di conoscenza scientifica non può essere ritenuta sufficiente; invece, la comunicazione del rischio deve essere vista come un processo bidirezionale, che guardi sia ai fatti che alle emozioni, rispettando i valori individuali. Vi è comunque una parte educativa all’interno del processo comunicativo, la diffusione della conoscenza. Più la gente conosce, più diviene familiare con i CEM; maggiori sono le conoscenze, migliori le domande e le richieste che è in grado di avanzare e quindi anche le soluzioni trovate sono migliori. Il presente rapporto offre un’approfondita analisi critica dei vari aspetti sopra citati, con l’obiettivo di fare innanzitutto il punto sullo stato delle conoscenze scientifiche, evidenziando quali siano realmente le certezze e le incertezze e quanto queste ultime possano giustificare se e come sia corretto e utile ricorrere all’applicazione del principio precauzionale. Un altro importante aspetto che viene approfondito riguarda la valutazione dell’efficacia o meno di approcci cautelativi, sia in termini di possibili benefici per la salute pubblica sia come strumento in grado di diminuire effettivamente la percezione del rischio.

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