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rapporti - Deliverable

Analisi dei principali modelli economici quantitativi per la previsione degli effetti diretti ed indiretti delle politiche energetiche.

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Analisi dei principali modelli economici quantitativi per la previsione degli effetti diretti ed indiretti delle politiche energetiche.

Recently updated on Aprile 7th, 2021 at 12:48 pm

Il cuore dell’attività SESAMO consiste nel determinare, e nel valutare, le conseguenze che uno scenario elettro-energetico, genera sull’ambiente ed, in parte, sulla società (intesa come livello di benessere diffuso) e sull’economia, valutata essenzialmente attraverso i costi di produzione e costi esterni. Questo approccio alle variabile economica ha tuttavia due limiti: il primo è che valuta solo i “costi” legati al sistema e non l’indotto o l’impulso dato alla crescita economica, il secondo è che non sono considerati gli effetti di retroazione tra economia ed ambiente. Chiariamo con un esempio: gli effetti indirettamente dovuti al cambiamento climatico destano grande preoccupazione tra gli scienziati dell’IPCC [IPCC, 2001b], che, con un elevato livello di confidenza, affermano che “i recenti cambiamenti nella temperatura hanno avuto visibili impatti su molti sistemi fisici e biologici”. In particolare, i danni più intensi si manifestano sulla salute umana e sui sistemi naturali di maggior pregio, quali ad esempio gli atolli, le barriere coralline, le foreste boreali e tropicali, le mangrovie, le zone umide, e si riferiscono alla diminuzione del numero delle specie, che comporta una globale perdita di biodiversità. Anche le attività economiche di origine antropica, tuttavia, subiranno effetti non trascurabili se le emissioni di gas serra continueranno indiscriminatamente secondo i ritmi attuali. Il problema certamente è complesso e di non semplice soluzione, non solo per i costi economici in gioco, ma anche per gli aspetti logistici ed organizzativi che sono necessariamente richiesti per interventi infrastrutturali, visto che l’uso di combustibili fossili è profondamente diffuso nella nostra società, profondamente radicato nel tessuto produttivo del mondo industrializzato e legato a fattori difficilmente controllabili come i comportamenti individuali generati dalle capacità di spesa delle imprese e delle famiglie sul fronte di consumi, trasporti, ed energia. Tuttavia, diverse sperimentazioni operative in atto in Europa stanno mostrando che è possibile risparmiare energia e ridurre significativamente le emissioni di gas anche a livello unilaterale e con azioni domestiche serra senza penalizzare il mercato e la capacità di consumo delle famiglie, anzi, aumentando al contempo l’occupazione attraverso la creazione e la crescita di importanti nicchie di mercato. A dispetto di questi sempre più frequenti – se pur ancora aneddotici – esempi, i detrattori del risparmio energetico e dell’uso di energie rinnovabili sostengono che i costi in gioco sarebbero insostenibili. In un mercato economico che da un paio di anni mostra segni di sofferenza e tarda a riprendersi, l’elevato costo delle fonti rinnovabili e la riduzione di consumi d’energia metterebbero in difficoltà l’economia del paese riducendo la capacità di spesa delle famiglie. Dall’analisi della letteratura emerge che per ridurre gli effetti ambientali globali dei cicli energetici occorre privilegiare i combustibili con basso contenuto di carbonio e le fonti rinnovabili, incrementare il rendimento dei processi di produzione e consumo di energia, aumentare l’efficienza energetica, ovvero

diminuire l’energia necessaria per unità di prodotto e infine promuovere il risparmio energetico. Queste informazioni però non sono sufficienti: quando si affrontano problemi così complessi e caratterizzati da tante variabili e numerose retroazioni di segno diverso, l’unica seria alternativa alle pur significative argomentazioni verbali è rappresentata dall’uso di modelli matematici che simulino in modo più o meno sofisticato gli effetti di diverse politiche sul mercato. Per poter scegliere quali politiche attuare, infatti, è indispensabile effettuare una analisi comparata degli effetti che esse producono, della loro efficacia, cioè la capacità di eliminare o quantomeno controllare l’impatto da cambiamento climatico, e della loro efficienza, cioè la capacità di raggiungere risultati positivi con costi sopportabili. Solo modelli matematici quantitativi possono dare una risposta a queste domande. Scopo di questo lavoro è di descrivere, effettuando una analisi critica, i principali modelli elaborati fino ad oggi, identificando gli aspetti positivi di ognuno di essi, confrontandoli secondo una griglia di criteri appositamente identificata. I principali criteri con cui confronteremo i modelli sono il tipo d’approccio (sistemico/settoriale), la modalità d’utilizzo (ottimizzazione/ simulazione), il modo in cui sono trattati domanda e prezzi dei beni energetici (endogeni o esogeni), la considerazione delle esternalità ambientali, della dinamica temporale, degli effetti economici indiretti delle politiche e, infine, dell’innovazione tecnologica. L’analisi verrà effettuata con la consapevolezza che non si possa identificare un modello migliore di tutti gli altri, né che un modello sia meglio di un altro, in termini assoluti: è infatti necessario confrontarli tenendo conto di criteri e parametri specifici, in modo da trovare il modello che meglio si adatta ad ogni specifica esigenza. È di fondamentale importanza, infatti, che le assunzioni che stanno alla base di ciascun modello siano esplicitamente messe in evidenza, in modo che chi su di esso si basa per prendere decisioni (il decisore politico o lo specialista di altre discipline coinvolto nell’analisi dei cambiamenti climatici) possa esprimere un giudizio critico sui risultati che esso fornisce.

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