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Analisi delle iniziative per la produzione di energia elettrica da biomasse agro industriali in Italia

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Analisi delle iniziative per la produzione di energia elettrica da biomasse agro industriali in Italia

Recently updated on Aprile 7th, 2021 at 12:47 pm

Nell’ambito delle attività del Progetto ENERIN rivolte ad indagini sulle iniziative di sfruttamento delle risorse rinnovabili è stato analizzato il settore della produzione di energia elettrica da biomasse di origine vegetale e animale (farine e grassi), settore giovane e in fase di forte evoluzione. Di fatto, dopo una certa diffusione negli anni ’80 di impianti di cogenerazione industriali sorti ove erano disponibili dei residui agro- alimentari si è passati, grazie alle facilitazioni introdotte prima dal Provvedimento CIP 6 e poi dalla normativa dei certificati verdi, a un parco di centrali dedicate che oggi supera, includendo le unità in fase di avvio, i 250 MWe. Se nella definizione di biomasse si includono i RSU e il CDR tale potenza installata sale a circa 600 MWe in cifra tonda. Va sottolineato come quasi la metà delle centrali a biomasse di origine vegetale e animale sia in fase di avviamento o funzionante da meno di un anno. Conseguentemente sussiste qualche difficoltà a estrapolare dei dati di sintesi sufficientemente affidabili e ciò con particolare riferimento al problema dell’approvvigionamento del combustibile. Per il presente studio sono stati individuati 27 impianti per una potenza complessiva di circa 257 MWe e 19 di questi – per una potenza totale di circa 218 MWe – sono stati oggetto di visita. I moderni impianti a biomassa di origine vegetale risultano caratterizzati da: • tecnologie basate quasi unicamente sul ciclo Rankine a condensazione con caldaie normalmente a griglia mobile e in qualche caso a letto fluido; • consumo specifico medio di biomassa tal quale (30-40% di umidità su base umida) pari a 1,44 t/MWhe con ampie oscillazioni comprese tra 0,82 e 2,28 t dovute alle diverse caratteristiche dei materiali utilizzati. Ciò corrisponde a un rendimento medio annuo di conversione energetica del 23%; • consumo totale di biomassa tal quale a regime (2004) di circa 2,5 milioni di t, di cui oltre il 55% a carico degli impianti di taglia maggiore (superiore ai 15 MWe). E’ stato rilevato l’uso di circa 12 differenti combustibili. I combustibili utilizzati variano dal cippato di legna ai residui dell’industria agro-alimentare (sanse di olive, vinacce, pastazzo di agrumi, ecc.) con netta prevalenza di questi ultimi; Le principali problematiche di funzionamento sono legate alla pulizia delle superfici scambianti e all’approvvigionamento del combustibile. La prima è di natura strettamente tecnica e richiede una particolare attenzione in fase di progettazione e costruzione, mentre la seconda è di carattere strategico. È stato infatti rilevato come spesso l’approvvigionamento non rientri all’interno di una programmazione di lungo periodo a causa della: • stagionalità dei vari prodotti;

• forte dinamismo dei relativi prezzi; • incremento della domanda e competizione con altri settori (esempio: industria del pannello truciolare); • aumento del numero delle centrali in aree relativamente vicine. Allo stato attuale risulta difficile delineare la situazione del mercato. In linea tendenziale, la crescita del numero di impianti e, in particolare, del fabbisogno concentrato in determinate aree geografiche, ha portato a un incremento dei prezzi della biomassa che, in alcuni casi, è aumentato di oltre il 50% nel corso del 2002- 2003. Se si considera il cippato, a esempio, mediamente i prezzi possono variare tra 2,5 e 5 cent€/kg di tal quale con medie ponderate di 3,5 cent€/kg. Anche per gli altri prodotti i prezzi unitari ricadono all’interno di questi valori e, in ogni caso, risultano legati alla zona e al periodo dell’anno. Oltre alle problematiche del reperimento vi sono anche quelle relative alla qualità del combustibile. Tra i parametri più significativi l’umidità è sicuramente il più importante sia sotto il profilo economico che tecnico-operativo. In alcune centrali vengono eseguiti dei campionamenti programmati ma solo in pochi casi il prezzo viene calcolato sulla base di questa informazione. Il mercato della biomassa considerato è extraregionale, almeno parzialmente, in oltre il 60% dei casi. Questo aspetto è condizionato dai costi di trasporto, dalla effettiva disponibilità nel territorio in cui sono inserite le centrali e dai costi del prodotto. È stato osservato come negli impianti di taglia superiore solo il 20% di biomassa è reperita nell’area della regione di insediamento della centrale. I dettagli dello studio sono riportati nell’Allegato 1 del presente rapporto.

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