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Analisi tecnico economica della produzione di energia elettrica da biomasse rispetto alla sola produzione di calore

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Analisi tecnico economica della produzione di energia elettrica da biomasse rispetto alla sola produzione di calore

Recently updated on Aprile 7th, 2021 at 12:48 pm

Nell’ambito delle attività del Progetto ENERIN rivolte allo studio dello sfruttamento delle biomasse, in collaborazione con il Comitato Termotecnico Italiano Energia e Ambiente è stato condotto un raffronto economico, energetico ed ambientale tra l’utilizzo della biomassa per la produzione di energia elettrica in impianti dedicati e la produzione di energia termica in reti di teleriscaldamento, facendo riferimento alla normativa esistente per l’incentivazione ed ipotizzandone possibili evoluzioni. Lo studio è riportato nell’Allegato 1. Le due opzioni, produzione di energia elettrica e produzione di energia termica, vedono già una certa penetrazione in Italia, rispettivamente circa 260 MWe e 120 MWt per un totale di una cinquantina di unità, anche se in ambiti diversi (diffusione quasi omogenea con prevalenza del Sud per la prima e nell’arco alpino per la seconda). Globalmente (impianti elettrici e termici) si attende un consumo di biomassa dell’ordine dei 3 Mt/anno per il 2004, quando entreranno in esercizio gli impianti attualmente in costruzione. In linea generale, attualmente gli impianti per la produzione di elettricità possono usufruire del sistema dei certificati verdi, mentre gli impianti a biomassa per la produzione di calore non usufruiscono di contributi diretti alla produzione, ma di una agevolazione fiscale all’utente finale, oltre che di un contributo una-tantum per le sottocentrali. Sono inoltre suscettibili dell’applicazione dei certificati di efficienza energetica attualmente allo studio. L’analisi tecnico – economica mette in luce che gli impianti per la produzione di energia elettrica presentano un indice di redditività sensibilmente più elevato. E’ da tener presente che in condizioni normali essi sono tenuti in esercizio per soli 8 anni, durante i quali ricevono i CV, in quanto senza tali incentivi i flussi di cassa generati negli anni a seguire sarebbero negativi. Gli impianti per produzione di energia elettrica si dimostrano quindi, allo stato attuale delle cose, più redditizi di quelli per la produzione di energia termica, ma risultano anche notevolmente più sensibili alla variazione dei diversi parametri tecnico-economici (costo della biomassa, contenuto di ceneri, umidità della biomassa, rendimento di conversione energetica e prezzo dell’energia venduta). L’analisi degli investimenti richiesti e dei costi per la collettività del risparmio di energia primaria per le due tipologie di impianti suggerisce l’opportunità di rivedere la normativa degli incentivi in modo da favorire un utilizzo più prolungato degli impianti di produzione elettrica, e di sostenere, ad esempio mediante il meccanismo dei certificati di efficienza energetica, la tariffa del calore da biomassa. La valutazione degli aspetti ambientali, in termini di investimenti e di costo (per la collettività) per unità di emissioni evitate di CO2 mette in evidenza il rapporto tra i benefici conseguiti con le due forme di utilizzo delle biomasse con le forme di incentivazzione attuali e di prospettiva. Concludono lo studio considerazioni sugli aspetti sociali, rispetto ai quali si riscontra ancora che un posto di lavoro creato attraverso la produzione di energia termica risulta all’incirca del 40% meno oneroso per la collettività rispetto a quello ottenibile attraverso la produzione di energia elettrica, pur essendo l’investimento unitario iniziale maggiore.

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