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Effetto delle ritenute idriche sulla biodiversità

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Effetto delle ritenute idriche sulla biodiversità

Recently updated on Aprile 7th, 2021 at 01:23 pm

Il ricorso da parte dell’uomo alla realizzazione di dighe e sbarramenti su corsi fluviali consente di soddisfare alcune esigenze ormai fondamentali quali la produzione di energia elettrica, l’approvvigionamento di acque per uso irriguo, la creazione di serbatoi di acqua potabile, la regolazione di eventi di piena e d altre esigenze legate alla necessità di disporre di notevoli scorte idriche. Ma mentre la creazione di bacini atificiali è stata vista storicamente come un beneficio con bassissimi costi ambientali, negli utlimi decenni è emerso chiaramente che esistono notevoli problemi ambientali ad essi associati, con relativi costi sociali per la comunità. Questa consapevolezza si riflette in una crescente necessità di basare la costruzione di nuove dighe e la loro gestione su una rigorosa analisi dei costi e dei benefici. Pur se le conoscenze in termini di definizione dell’impatto ambientale della realizzazione e della gestione dei bacini artificiali sono state arricchite in modo significativo nei decenni recenti, esistono ancora ambiti in cui sono necessari ulteriori studi per la comprensione dell’entità di tale impatto. In particolare solo recentemente la comunità scientifica sta studiando a fondo le conseguenze della presenza dei bacini in particolare e degli sbarramenti in generale sugli ecosistemi e sulla biodiversità. La conoscenza, la decrizione e la quantificazione degli impatti degli sbarramenti è un argomento di studio complesso in quanto, oltre alla natura diversa delle diverse interazioni, molto spesso le problematiche sono sito-specifiche, sia per quanto riguarda il contesto territoriale in cui gli impianti sono inseriti sia per la combinazione di diversi tipi di sbarramenti e di differenti sistemi di gestione. Questa complessità rende difficoltoso generalizzare i risultati ottenuti: l’impatto di un bacino alpino di alta quota ha caratteristiche sicuramente diverse da un bacino appenninico di bassa quota, a maggior ragione gli studi condotti in altri paese sono difficilmente trasferibili al territorio italiano. Si è ritenuto quindi indispensabile affrontare la problematica, dedicando in questo primo anno di attività notevole spazio all’individuazione dei principali processi di interazione tra invasamento delle acque e ecosistemi e alla definizione di metodologie e procedure che ne consentano una quantificazione.

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