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Evoluzione dei meccanismi d¿incentivazione per le fonti rinnovabili

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Evoluzione dei meccanismi d¿incentivazione per le fonti rinnovabili

Recently updated on Aprile 7th, 2021 at 01:44 pm

Questo rapporto si è proposto di compiere una rassegna degli sviluppi intercorsi negli ultimi anni sia in Italia che nell’Unione Europea per quanto riguarda gli aspetti istituzionali che influiscono sullo sviluppo delle applicazioni delle fonti energetiche rinnovabili per la produzione di elettricità, con particolare riguardo ai relativi meccanismi d’incentivazione. A questo scopo si sono presi in esame i documenti programmatici e i decreti più significativi emessi su questi temi negli anni più recenti. Sia per l’esame dei meccanismi d’incentivazione, che per avere una sintesi completa e aggiornata del vivace dibattito in corso sulla bozza di Direttiva Europea per le rinnovabili, si è fatto ricorso anche al materiale e alle informazioni raccolti nell’ambito del Gruppo di lavoro “Rinnovabili e Generazione Distribuita” di Eurelectric (l’unione dell’industria elettrica europea) cui il CESI partecipa. Com’è noto, la gamma delle fonti rinnovabili si è andata ampliando, con l’affacciarsi sul mercato di fonti rinnovabili “nuove”, come quella eolica, quella solare (utilizzabile sia attraverso la conversione termica che mediante quella fotovoltaica), le biomasse, le piccole risorse idrauliche, le maree ecc.. La motivazione principale per un impiego sempre più esteso delle fonti rinnovabili viene individuata nella loro potenzialità di ridurre le emissioni connesse alla produzione di energia elettrica, in particolare le emissioni di gas responsabili dell’effetto serra (contribuendo così anche al raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto). Le rinnovabili appaiono inoltre in grado di apportare vantaggi sotto il profilo della sicurezza degli approvvigionamenti energetici, della conservazione delle riserve di combustibili fossili, dell’occupazione e della creazione di nuove attività industriali nei vari paesi. Un’intensificazione decisa del ricorso alle fonti rinnovabili è stata raccomandata fra l’altro dal Libro Bianco pubblicato dalla Commissione Europea il 26 novembre 1997. Questo Libro Bianco pone come traguardo fondamentale il passaggio del contributo delle fonti rinnovabili al consumo globale di energia primaria nell’Unione Europea dal 6% di oggi al 12% nel 2010. Per il solo settore della produzione elettrica, ciò si traduce nel passaggio delle rinnovabili dall’attuale 14,3% dell’energia primaria complessiva al 23,5% della stessa nel 2010. Visto l’attuale stadio di sviluppo delle varie fonti rinnovabili e considerato che buona parte di queste tecnologie non hanno ancora raggiunto la piena competitività, è anche indispensabile che gli obiettivi di cui sopra vengano affiancati da una opportuna politica volta sia ad eliminare le barriere alla diffusione delle rinnovabili stesse, che a stabilire misure di incentivazione che permettano alle rinnovabili “nuove”, ancora più o meno lontane dalla competitività, di superare il transitorio iniziale del loro sviluppo. La Direttiva Europea 96/92/CE, concernente norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica, lascia ai singoli Stati membri sufficiente autonomia perché decidano essi stessi quale politica adottare verso le fonti rinnovabili. Tocca agli Stati, in definitiva, stabilire secondo quali priorità interpretare la

Direttiva e quindi se varare o meno programmi per lo sviluppo delle rinnovabili, ivi incluse eventuali misure incentivanti. In Italia per il momento, ed almeno anche per il 2001, le misure principali per lo sviluppo del mercato delle energie rinnovabili sono ancora quelle derivanti dal Provvedimento CIP n. 6 del 29 aprile 1992 e dai Fondi Strutturali 2000-2006, utilizzati attraverso i Piani Operativi Regionali. Ad esse si aggiungeranno dal 2002 in poi, sostituendole gradualmente, i nuovi strumenti introdotti dal Decreto legislativo n. 79 del 16 marzo 1999 (Decreto Bersani). In particolare, l’Articolo 11 del Decreto Bersani ha determinato un cambiamento completo del sistema d’incentivazione prima messo in atto dal Provvedimento CIP 6/92, che era basato su prezzi di favore garantiti per la cessione dell’energia prodotta alla rete pubblica. Esso prevede esplicitamente il ricorso alle fonti rinnovabili, dando loro la precedenza nel dispacciamento e fissando quote minime di energia elettrica generata da queste fonti (2% l’anno da nuovi impianti) per i produttori e importatori di elettricità da fonti non rinnovabili. Per attuare le disposizioni dell’Articolo 11, il Ministro dell’industria ha poi emesso il Decreto dell’11 novembre 1999, che istituisce un sistema di “certificati verdi”, da assegnare ai produttori da rinnovabili sulla base dell’energia elettrica prodotta l’anno precedente, per un periodo massimo di otto anni. I proprietari di impianti potranno quindi ottenere un reddito ulteriore dalla vendita di questi certificati, a prezzi di libero mercato, ad altri soggetti tenuti a rispettare la suddetta quota del 2% di energia verde. L’evoluzione dei meccanismi d’incentivazione delle fonti rinnovabili in Italia si inquadra in un percorso analogo che sta avvenendo in molti altri paesi d’Europa e anche in America. Un po’ dovunque, le realizzazioni di impianti da nuove fonti rinnovabili effettuate nel recente passato o attualmente in corso sono state rese possibili dalle politiche d’incentivazione adottate dai rispettivi governi. Si può citare, a titolo d’esempio, la rapida espansione degli impianti eolici avvenuta in Germania e in Spagna nell’ultimo triennio, che ha ripetuto il boom verificatosi in California negli anni ottanta. Le politiche adottate si sono finora tradotte, nella maggior parte dei casi, in due tipi di provvedimenti: • la disponibilità di contributi in conto capitale e prestiti a condizioni agevolate tali da coprire una percentuale significativa dei costi d’investimento dei progetti; • la definizione di prezzi di cessione speciali garantiti, almeno su di un certo periodo di tempo, per tutta l’energia da rinnovabili che i produttori possono cedere alla rete pubblica. Sempre guardando anche all’estero, è però da notare che si stanno proponendo nuove politiche d’incentivazione come alternativa o come complemento alla due forme sopra descritte. I sistemi basati su incentivi in conto capitale o prezzi di favore per l’energia prodotta sono stati di recente oggetto di critica. Una frequente obiezione è legata al fatto che essi non stimolerebbero a sufficienza l’affinamento delle tecnologie. Inoltre si ravvisa in essi un elemento di distorsione del libero mercato dell’elettricità che si sta cercando di instaurare sia nell’Unione Europea che altrove. Tra i principali critici è da

ricordare la stessa Eurelectric, che ha raccomandato l’adozione di politiche basate su principi di mercato che comportino una competizione fra le varie fonti rinnovabili e, comunque, prevedano forme d’incentivazione di entità decrescente nel tempo. Questi principi stanno incontrando un certo favore presso la stessa Commissione Europea, nonché presso vari governi di tutto il mondo, come viene dimostrato dal fatto che in diversi paesi sono stati recentemente varati, o sono allo studio, sistemi d’incentivazione basati su meccanismi di mercato come i “certificati verdi” del tipo già sopra descritto, legati all’obbligo di produrre o distribuire quote minime di energia elettrica da rinnovabili. Accanto a questi sono da ricordare anche le iniziative di “green pricing”, basate sull’adesione volontaria dei clienti di una società elettrica a un programma di sviluppo delle rinnovabili in cui essi accettano di pagare un premio per coprire i costi aggiuntivi rispetto all’elettricità generata da impianti convenzionali. Per la sua stessa natura, il green pricing non sembra però verosimilmente in grado di portare oltre una certa quota di potenza da rinnovabili installata. La Commissione Europea, dal canto suo, ha ultimato nel maggio 2000 la prima bozza ufficiale di una Direttiva sulla produzione di elettricità da fonti rinnovabili nel mercato interno dell’Unione Europea, che ha poi sottoposto al Consiglio dei Ministri dell’Industria e dell’Energia ed al Parlamento Europeo. La bozza ha ricevuto una serie di commenti ed emendamenti, che sono stati però sostanzialmente differenti in una sede rispetto all’altra. Si possono individuare fondamentalmente le seguenti due posizioni estreme contrapposte: • la posizione di Eurelectric, che vede con favore sistemi d’incentivazione basati su meccanismi di mercato, l’armonizzazione di questi meccanismi a livello europeo, l’inclusione degli impianti idroelettrici di grande potenza fra le rinnovabili, e l’eliminazione dalla Direttiva di traguardi molto stringenti per le rinnovabili in ciascuno Stato membro; • la posizione dei produttori indipendenti da fonti rinnovabili, che si battono per mantenere il più a lungo possibile gli attuali meccanismi basati sul ritiro garantito dell’energia a prezzi di favore, non accettano l’inclusione dei grandi impianti idroelettrici e dei rifiuti organici e chiedono che vengano fissati precisi ed ambiziosi traguardi per le fonti rinnovabili in ogni Stato membro. Quest’ultima posizione viene condivisa in gran parte dal Parlamento Europeo, in particolare dalla sua componente più “verde”, mentre il Consiglio, dal canto suo, sembra orientato verso una posizione intermedia fra quella dei produttori e del Parlamento, da un lato, e quella di Eurelectric, dall’altro. Link al documento di riferimento:Link A0-042560.

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