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Incentivazione dell¿utilizzo delle fonti rinnovabili Esperienze acquisite con i Certificati Verdi

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Incentivazione dell¿utilizzo delle fonti rinnovabili Esperienze acquisite con i Certificati Verdi

Recently updated on Aprile 7th, 2021 at 01:38 pm

In questi ultimi anni si sono affermate, in diversi paesi, delle nuove politiche d’incentivazione degli impianti di generazione elettrica da fonti energetiche rinnovabili. Queste politiche sono basate su concetti innovativi e si pongono come alternativa o come complemento ai meccanismi d’incentivazione tradizionali, tipicamente basati su sussidi in conto capitale o sull’acquisto a prezzi di favore dell’energia prodotta (feed-in tariffs). I nuovi meccanismi d’incentivazione sono basati su processi di mercato, in particolare sul commercio di “Certificati Verdi” (CV), noti in ambito internazionale come Tradable Green Certificates o sotto altre denominazioni equivalenti. I Certificati Verdi sono sovente legati a un obbligo, imposto per legge a una o più categorie di soggetti del settore elettrico, di produrre o distribuire o acquistare ogni anno quote minime di energia elettrica generata da fonti rinnovabili (Renewable Portfolio Standard). Accanto ai certificati ideati allo scopo fondamentale di testimoniare l’adempimento di un obbligo, sono però da ricordare anche quelli mirati ad attestare semplicemente l’origine “rinnovabile” dell’energia elettrica ceduta da un fornitore a un acquirente. Questi ultimi trovano il loro impiego tipico nel quadro delle iniziative di “Green Pricing”, basate sull’adesione volontaria di clienti di una società elettrica distributrice a un programma di sviluppo delle fonti rinnovabili. Dopo un primo capitolo introduttivo che riassume l’evoluzione dei meccanismi d’incentivazione delle fonti rinnovabili e delinea il possibile ruolo dei Certificati Verdi come utile strumento per la loro applicazione, nel secondo capitolo del presente rapporto vengono esaminati brevemente gli aspetti principali dell’organizzazione e gestione di un sistema di Certificati Verdi. Viene così messa in luce una problematica molto complessa, sulle cui soluzioni non vi è ancora un’opinione sempre concorde da parte dei diversi soggetti coinvolti. Partendo da questa trattazione di base, il terzo capitolo del rapporto raccoglie informazioni su come lo strumento dei Certificati Verdi è stato finora applicato in pratica in tre Stati membri dell’Unione Europea. In particolare, oltre a descrivere i singoli meccanismi, esso fornisce un quadro delle prime esperienze acquisite e delle indicazioni che si possono percepire al momento per quanto riguarda l’efficacia dello strumento e le eventuali correzioni che potrebbero essere apportate in seguito alle sue modalità d’impiego. L’analisi è stata effettuata con riferimento a Paesi Bassi, Regno Unito e Italia. Ciò sia perché questi tre paesi sono stati fra i primi a ricorrere ai Certificati Verdi e possono quindi già fornire qualche esperienza significativa, sia perché essi hanno applicato lo strumento all’interno di meccanismi d’incentivazione tutti diversi fra di loro: il primo basato sullo stimolo esercitato sui consumatori mediante esenzioni fiscali per l’elettricità da rinnovabili acquistata (Paesi Bassi); il secondo basato sull’imposizione di quote fisse di energia da rinnovabili per i fornitori di elettricità, cioè le società di distribuzione (Regno Unito);

il terzo basato sull’imposizione di quote fisse di elettricità da rinnovabili per i produttori e importatori (Italia). Per quanto riguarda l’Italia, è poi evidente l’opportunità di fare comunque il punto della situazione a livello nazionale, anche a confronto con le esperienze di altri paesi. In tutti e tre i casi le prime esperienze hanno messo in luce, accanto a un andamento complessivamente positivo, anche dei fenomeni inattesi che hanno portato, di fatto, a una riduzione delle risorse economiche attese dagli investitori in impianti a fonti rinnovabili o, quantomeno, a una riduzione della fiducia di questi investitori e dei loro finanziatori nella redditività di future iniziative. Ciò non deve comunque stupire, se si considera che lo strumento, al di là della sua apparente semplicità, presenta in realtà un gran numero di sfaccettature che solo l’esperienza diretta potrà far venire pienamente alla luce. Proprio sulla base delle prime esperienze, i paesi sopra citati stanno effettuando o proponendo aggiustamenti e integrazioni dei loro meccanismi per ovviare agli inconvenienti iniziali che sono emersi. L’Italia, in particolare, ha appena concluso il suo primo anno di applicazione del nuovo meccanismo incentivante basato sui Certificati Verdi. Se confrontata agli altri paesi, la remunerazione che i Certificati Verdi possono consentire, in linea di principio, ai produttori italiani da rinnovabili non è affatto modesta. Tuttavia, nonostante questo potenziale reddito che si aggiungerebbe al prezzo dell’energia venduta sul mercato elettrico, gli investitori italiani in impianti a fonti rinnovabili hanno di recente manifestato qualche inquietudine per le incertezze che a loro parere esistono nella futura evoluzione del mercato dei certificati. Queste incertezze acquistano naturalmente un peso maggiore se confrontate con le entrate sicure e prevedibili che erano prima garantite dai prezzi fissi di cessione dell’energia del Provvedimento CIP 6/92. E’ d’altra parte incontestabile che, fino a questo momento, le politiche più tradizionali basate sulle “feed-in tariffs” sono state quelle che hanno determinato, in pratica, la messa in campo della maggiore potenza installata di generazione da fonti rinnovabili (basti ricordare il sorprendente sviluppo delle installazioni eoliche in Germania o in Spagna). Non è però affatto sicuro che queste politiche possano continuare ad essere applicate oltre una certa misura, in particolare se si tiene conto delle critiche che vengono loro rivolte da una parte consistente degli attori del mondo dell’energia. Lo strumento dei Certificati Verdi consente invece l’attuazione di meccanismi di tipo assai vario, ma comunque tutti, sotto certi aspetti, più accettabili dal complesso degli operatori energetici. Oltre a ciò, questi meccanismi introducono anche elementi di concorrenza fra le diverse fonti e fra i relativi produttori e sembrano quindi in grado, una volta superati certi problemi di “infanzia” emersi di recente, di stimolare maggiormente sia l’affinamento delle tecnologie che la realizzazione di impianti laddove le risorse naturali sono più convenienti.

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