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rapporti - Deliverable

Mantenimento della disponibilità della produzione idroelettrica nazionale in condizioni di sicurezza

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Mantenimento della disponibilità della produzione idroelettrica nazionale in condizioni di sicurezza

L’attività oggetto del presente rapporto traccia un razionale quadro di riferimento in cui sono esplicitate (anche alla luce delle esperienze estere) le relazioni tra le varie istanze e le relative responsabilità legali ed economiche, e sono formulate, ove possibile, proposte per ovviare alle carenze riscontrate.

Il presente rapporto descrive un’attività di ricerca svolta nell’ambito del Progetto “Governo del Sistema Elettrico, WP 3.3 Il sistema elettrico italiano in regime di mercato e le problematiche di sicurezza”. L’Italia è uno dei paesi europei in cui la presenza di dighe è più diffusa. La realizzazione di queste opere (si contano oltre 500 grandi dighe) si è sviluppata in parallelo con il processo industriale già a partire dai primi anni del novecento ed è proseguita in modo pressoché continuo fino al decennio 1960-1970. L’importanza di questa fonte energetica è dimostrata dalla presenza degli oltre 2000 impianti idroelettrici italiani che forniscono una potenza efficiente netta di circa 21.000 MW e una produzione energetica di oltre 43.000 GWh. Il tema del decommissioning delle dighe – legato al loro invecchiamento – e la necessaria ripresa degli interventi di ripristino e riabilitazione che dovranno essere condotti per mantenere in esercizio questa fonte strategica di produzione elettrica (peraltro si tratta della principale fonte di energia rinnovabile) porteranno, molto probabilmente, ad una ripresa della discussione sul rapporto costi-benefici delle dighe. Occorre quindi che il settore elettrico si attrezzi per fornire risposte e strumenti metodologici per esaminare in modo oggettivo questo tema che avrà ripercussioni non secondarie sulla disponibilità della risorsa e quindi sul mercato elettrico. L’eventuale decisione di procedere alla dismissione presuppone che sia stata data soluzione a tutta una serie di problemi normativi, legislativi, tecnici, economico-finanziari variamente interconnessi e sino ad ora non sempre chiaramente esplicitati. Nel nostro Paese (ma anche nella maggior parte dei paesi europei) sinora non è stata posta chiaramente in luce la necessità di fare ordine in questo campo (anche perché i casi di effettiva dismissione sono stati ad oggi estremamente scarsi) e, come del resto è accaduto anche in altri Paesi europei, si è implicitamente accettata la pratica del "caso per caso"; pratica imposta tra l’altro dall’assenza di normativa specifica. Tuttavia il progressivo invecchiamento del parco dighe, e il manifestarsi di situazioni singole in cui potevano ravvisarsi gli estremi per proporre una dismissione, stanno portando queste problematiche all’attenzione dei sistemi interessati (i cosiddetti stakeholders), preminenti tra questi il sistema elettrico, i consorzi di sfruttamento non energetico delle acque e le Autorità di controllo. Anche l’opinione pubblica, stimolata da istanze ambientali, spesso orientate verso soluzioni estreme (come l’eliminazione delle opere di sbarramento di un sistema fluviale allo scopo di riportare il sistema allo stato naturale), fa pesare le sue esigenze vere o presunte. In questo quadro indubbiamente complesso si colloca la necessità primaria da una parte di impostare correttamente un comprensivo esame concettuale dei fattori in gioco, dall’altra di studiare le soluzioni adottate in Paesi che hanno vissuto più numerose esperienze di dismissione e che hanno maturato procedure consolidate da anni o decenni di pratica applicazione.

L’attività oggetto del presente rapporto traccia un razionale quadro di riferimento in cui sono esplicitate (anche alla luce delle esperienze estere) le relazioni tra le varie istanze e le relative responsabilità legali ed economiche, e sono formulate, ove possibile, proposte per ovviare alle carenze riscontrate.

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