La metodologia a correnti indotte impulsate consente, in linea di principio, il controllo in servizio dello spessore residuo di pareti metalliche coibentate od incrostate (tubazioni, serbatoi) con una modalità operativa “non a contatto” (distanza massima ammissibile di 100 mm tra sonda e parete), che evita la scoibentazione e la preparazione della superficie di ispezione. L’implementazione della metodologia nel prototipo strumentale (WIDEGAP), precedentemente effettuata in ambito di Ricerca di Sistema – Progetto ASISGEN – Sottoprogetto AFFIST (Metodologie di accertamento dell’affidabilità di componenti), aveva evidenziato un limite grave dal punto di vista pratico nell’insufficiente risoluzione laterale (correlata alla capacità di evidenziare e caratterizzare quantitativamente corrosioni localizzate) ottenibile con la configurazione strumento – sonda allora utilizzata. Il documento descrive i risultati di una sperimentazione finalizzata a superare tale limitazione attraverso lo studio – anche attraverso l’utilizzo di codici di calcolo elettromagnetici – e la sperimentazione – su campioni di laboratorio e su di un campione di tubo esercito affetto da significativo danneggiamento da corrosione interna – di una nuova configurazione di sonda (a due bobine sovrapposte, separate da un disco di ferrite centrale con lo stesso diametro delle bobine) orientata a migliorare la risoluzione laterale della misura. I risultati evidenziano miglioramenti apprezzabili, ma ancora largamente non sufficienti sul piano pratico, della risoluzione laterale della misura WIDEGAP.