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Monitoraggio dei lavori intergovernativi sulla ratifica del Protocollo di Kyoto e sulla negoziazione internazionale per la riduzione delle emissioni di gas serra: situazione ad ottobre 2001

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Monitoraggio dei lavori intergovernativi sulla ratifica del Protocollo di Kyoto e sulla negoziazione internazionale per la riduzione delle emissioni di gas serra: situazione ad ottobre 2001

Recently updated on Aprile 7th, 2021 at 01:27 pm

negoziazione internazionale per la riduzione delle emissioni di gas serra: situazione ad ottobre 2001. I RAPPORTI OCSE SULLO STATO DELL’AMBIENTE In giugno gli Stati Uniti, in alternativa al progetto di modifica al Protocollo di Kyoto che sembrava avessero in serbo, presentano una stima del costo dell’applicazione dell’accordo, che raggiungerebbe, per i Paesi industrializzati, il 2,5 % del prodotto interno lordo. Secondo le stime italiane degli oneri da affrontare entro il 2012 per la ratifica unilaterale del Protocollo da parte dell’UE, il costo potrebbe raggiungere i 110-115 mila miliardi, un conto del 10-15 % superiore agli investimenti stimati per la prima volta nel 1998 in seguito alla delibera del Cipe riguardante le misure di riduzione delle emissioni dei gas serra. All’imposizione della carbon tax, alla mancata attuazione della delibera e al fatto che il Governo non abbia stanziato gli ipotizzati 7500 miliardi di investimenti statali nel triennio 1999-2001 e` da attribuire l’aumento del costo. Buone nuove giungono il 4 luglio dall’Europarlamento, impegnato a stabilire regole precise per la direttiva sulla promozione della produzione di energia da fonti rinnovabili: lo scopo consiste nel fare in modo che entro il 2002, nell’Unione Europea, almeno il 12 % del consumo totale di energia e almeno il 22,1 % del consumo totale di energia elettrica derivino da fonti rinnovabili, conformemente a quanto proposto nel Libro bianco della Commissione europea del 1997. Altre notizie confortanti arrivano da uno dei due ultimi rapporti dell’OCSE pubblicati in Aprile, “Environmental Performance Reviews” sulle condizioni ambientali dell’ultimo decennio: secondo lo studio lo stato di salute del mondo e` migliorato a partire dagli anni ’80, e la spesa per le politiche verdi (tra l’1 % e il 2 % del Pil) ha portato a una consistente riduzione delle sostanze inquinanti quali l’anidride solforosa e il monossido di carbonio. La relazione mette in luce i risultati ottenuti dalle diverse nazioni fra cui la Germania che, dopo l’unificazione, ha ridotto le emissioni di SO 2 dell’80 % e quelle di CO 2 del 50 %, o la Repubblica Ceca che ha dimezzato le emissioni di anidride solforosa, ridotto del 40 % quelle di ossidi di azoto e del 20 % quelle di anidride carbonica. Per quanto riguarda l’Italia, il nostro Paese eccelle in relazione all’efficienza energetica e il suo tasso di intensità energetica raggiunge le 0,14 tonnellate di petrolio equivalente consumate ogni mille dollari di Pil prodotto, contro una media OCSE dello 0,22 %; il record italiano e` dovuto in parte alla ricerca, da parte delle imprese, di misure atte al risparmio dei combustibili in seguito agli shock energetici degli anni 70 e 80 e ai prezzi dell’energia molto elevati, in parte ad un tasso di crescita economica dimezzato rispetto agli altri Paesi Ocse nell’ultimo decennio, e alla mancanza di grandi industrie pesanti grandi consumatrici di energia. In giugno arrivano dal Giappone informazioni positive per i risultati ottenibili con la coltivazione del Kenaf, una particolare qualità di canapa, in grado di assorbire quantitativi di anidride carbonica tripli rispetto alle piante europee, ma nel mondo occidentale si diffondono gli allarmi per il pericolo di estinzione di 17 specie di pinguini, minacciate probabilmente dall’effetto serra, e per la “tropicalizzazione” del Mediterraneo dimostrata dagli avvistamenti, nelle acque della riserva marina di Ustica, di branchi di barracuda. Ulteriori drammatiche previsioni provengono dal secondo rapporto OCSE, “Environmental Outlook”, che proietta al 2020 la dinamica attesa di sviluppo economico e la conseguente pressione ambientale.

Entro il 2020, in assenza di politiche adeguate, assisteremo ad un aumento della domanda energetica pari al 35 % per i Paesi OCSE e del 51 % per l’intero pianeta, e ad un potenziamento del traffico veicolare che porterà ad una crescita delle emissioni di CO 2 da trasporto pari al 40 %. L’Organizzazione ipotizza la proposta di abolire tutti i sussidi alla produzione e al consumo di energia e di introdurre una tassa sui combustibili, da aumentare annualmente in relazione al loro tasso di contenuto di carbonio: 2 % di incremento per il carbone, 1.6 % per il petrolio e 1.2 % per il gas. Applicando questa soluzione si potrebbe ottenere, rispetto ad uno scenario senza interventi, una riduzione del 15 % delle emissioni di anidride carbonica, una riduzione del 9 % di anidride solforosa ed una pari al 3 % per il metano. Inoltre, sebbene non siano previste compensazioni ai costi di transizione (come per esempio lo sgravio da altri tributi), l’abolizione dei sussidi renderebbe il mercato più trasparente, mentre la seconda misura favorirebbe la diminuzione dell’inquinamento pur mantenendo un costo macroeconomico limitato: il Pil dell’OCSE aumenterebbe del 60 %, invece che del 61 %, tra il 1995 e il 2020. In Olanda parte all’inizio di luglio un progetto che prevede la vendita di kilowatt verdi (prodotti con energie rinnovabili) ai privati cittadini nei 49 negozi della catena Body Shop, tramite il quale il governo si prefigge di ridurre le emissioni di gas serra di circa 1000 t all’anno. I negozi, insieme con l’associazione Greenpeace, non funzionano da veri e propri distributori di energia, bensì agiscono da tramite distribuendo informazioni tra utenti e società elettriche, operanti per lo più nel campo dell’energia eolica. L’iniziativa ha raccolto un successo inaspettato tanto da veder quadruplicare la domanda in pochi giorni e rendere ipotizzabile l’importazione di kilowatt verdi da altri Paesi.

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