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Studi di laboratorio sulla formazione di composti organici clorurati nella pirolisi di combustibili ad elevato contenuto di cloro

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Studi di laboratorio sulla formazione di composti organici clorurati nella pirolisi di combustibili ad elevato contenuto di cloro

Recently updated on Aprile 7th, 2021 at 01:21 pm

La generazione elettrica da combustione ha tra gli effetti secondari ed indesiderati la produzione di inquinanti. Le emissioni principali sono le polveri, gli ossidi di zolfo (SOx) e gli ossidi di azoto (NOx); le prime due sono caratteristiche della combustione di carbone ed olio combustibile mentre gli ossidi di azoto sono presenti anche nella generazione con gas naturale, considerata generalmente pulita. Crescente attenzione rivestono anche inquinanti considerati ingiustamente minori quali microinquinanti organici, i metalli in tracce ed il particolato ultrafine (i quali è prevedibile che siano in futuro oggetto di azioni normative sempre più stringenti). In tale contesto si inquadra la ricerca sui microinquinanti inserita nel sottoprogetto EMICO (Controllo delle Emissioni) del progetto SOSTE. In questo rapporto è riportato lo studio, su scala di laboratorio, della mobilizzazione del cloro del combustibile e l’incorporazione di questo elemento nei tar prodotti in condizioni di pirolisi a partire da un RDF di interesse per la combustione combinata in centrali a carbone. L’indagine è stata mirata a comprendere le modalità di mobilizzazione del cloro in relazione ai meccanismi di formazione/distribuzione di mocroinquinanti organici clorurati ad elevato potenziale tossicologico specifico e cumulabilità nell’ambiente (POP, Persistent Organic Pollutants), classe a cui appartengono le più famose “diossine” ed i PCB. I risultati dell’indagine hanno mostrato che la temperatura di pirolisi influisce in maniera marcata sulle modalità di mobilizzazione di specie contenenti cloro e ossigeno, che costituiscono gli elementi-chiave nella formazione degli inquinanti di interesse. Nonostante ciò, le miscele di tar di pirolisi, al variare della temperatura nell’ampio intervallo esplorato (da 500 a 1400°C), hanno sempre la stessa composizione qualitativa, cioè sono costituite sempre dallo stesso numero e dallo stesso tipo di composti, mentre variano fortemente i rapporti quantitativi tra i componenti. Emerge inoltre con evidenza da tutte le osservazioni sperimentali effettuate, che la frazione di tar clorurati che si sviluppa in maggiori quantità dalla pirolisi dell’RDF è quella più volatile, mentre le specie più importanti dal punto di vista ambientale, come i PCB e le PCDD/PCDF, verso la sensibilità della rivelazione ECD adottata è tra le più alte, sono attese in classi a volatività decisamente minore, che risultano le meno abbondanti in tutte le miscele di tar esaminate.

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