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Sviluppo di metodologie per la valutazione dell’impatto sulle biocenosi marine

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Sviluppo di metodologie per la valutazione dell’impatto sulle biocenosi marine

Recently updated on Aprile 7th, 2021 at 01:24 pm

Per le acque marine costiere, così come per le acque interne, l’utilizzo di parametri biologici per studi di qualità ha avuto negli ultimi anni un notevole sviluppo. L’approccio biologico, infatti, rispetto a quello chimico, oltre a consentire di ottenere risposte integrate nel tempo e di rilevare anche piccole o intermittenti modificazioni della qualità delle acque, implica l’utilizzo di descrittori più diretti della qualità ecologica del sistema indagato. Anche il recente D.Lgs. 152/99 (Testo Unico sulle acque) rivolge particolare attenzione alle acque marine costiere e contempla obiettivi di qualità basati sullo stato ecologico, oltre che sullo stato chimico. Gli studi delle biocenosi bentoniche (comunità di invertebrati che vivono in rapporto col fondale), se impiegati nelle indagini di impatto ambientale e in eventuali interventi di gestione e di risanamento, possono fornire informazioni che consentono una migliore comprensione dell’ecosistema e del suo funzionamento. Tuttavia, a differenza degli ambienti d’acqua dolce, per i quali sono stati sviluppati una gran quantità di indici biotici che ne descrivono – in modo più o meno felice – lo stato di qualità (De Pauw et al., 1992), per l’ambiente marino il panorama sembra più limitato. Questo deriva dal fatto che, sotto l’apparente uniformità della superficie del mare, l’ambiente bentonico è estremamente vario e per certi aspetti poco conosciuto. Le caratteristiche di una comunità bentonica (la composizione specifica, la sua struttura e la densità dei popolamenti) e soprattutto le variazioni di queste nello spazio e nel tempo, sono determinate da una molteplicità di meccanismi biotici e abiotici, spesso di non facile identificazione. Lo stabilire indici biologici per l’ambiente marino appare quindi un’operazione più complessa, in quanto i fattori di variazione sono più numerosi, la loro gerarchia non è sempre così evidente e non è possibile individuare un gradiente prioritario che riassuma la maggior parte delle fonti di variazione. In un quadro di crescente interesse rivolto all’utilizzo di indici e indicatori biotici per la definizione della qualità ambientale degli ecosistemi, la presente attività, a respiro triennale, ha come obiettivo finale la definizione di procedure affidabili e adeguate agli studi di impatto in ambienti marini costieri. I temi trattati nell’attività derivano da una doppia esigenza: da una parte quella di sviluppare studi che valutino la qualità delle risposte date dalle metodologie esistenti, in relazione ai diversi ambienti e alle diverse tipologie di impatto; dall’altra dall’esigenza di implementare la sensibilità delle metodologie biologiche specifiche per l’ambiente marino, apparentemente limitata dall’ampia variabilità naturale delle comunità biologiche utilizzate. In tale ottica, le attività svolte nel corso del 2000 hanno riguardato in primo luogo l’esecuzione di una rassegna critica dei metodi statistici disponibili in letteratura, idonei a caratterizzare la struttura della variabilità spazio- temporale dei parametri sensibili ai fattori di impatto, e la selezione delle tecniche più efficienti, in relazione anche alla tipologia delle comunità biologiche utilizzate. Nell’ambiente marino costiero, come negli ambienti di acqua dolce, vengono in genere utilizzate le comunità di organismi formate da invertebrati viventi nel, o in contatto col, substrato di fondo (comunità di invertebrati macrobentonici), la cui composizione, certamente influenzata dalla qualità ambientale (in senso ampio), appare però molto variabile, anche in situazioni poco o affatto soggette a presenza antropica. L’attività sperimentale richiede pertanto in questi casi la progettazione di un piano di campionamento idoneo alla produzione di un set di dati che permetta la quantificazione della variabilità naturale (spaziale e temporale) dei

parametri descrittivi delle comunità macrobentoniche. Inoltre, essendo essa orientata all’obiettivo di valutare l’efficacia e la sensibilità delle metodologie e delle tecniche statistiche selezionate, la scelta dell’area di indagine è stata condizionata dall’esigenza di conoscere a priori lo stato di qualità ambientale, in modo da poter applicare ad una zona di sicuro impatto le metodologie precedentemente selezionate. La conferma del presunto impatto dovuto ad attività antropiche nella zona di indagine, è stata ottenuta in occasione della prima campagna sperimentale, effettuando la caratterizzazione chimica dei sedimenti, prelevati in corrispondenza di ciascun sito individuato dal piano sperimentale, mediante determinazione analitica di un’ampia gamma di possibili inquinanti. Nel corso del 2000, sono state realizzate tre campagne di prelievo, in occasione delle quali sono stati raccolti un totale di 144 campioni quantitativi di macrobenthos, smistati, contati e classificati, ove possibile, sino al livello di specie. Le applicazioni statistiche, eseguite mediante l’utilizzo del codice di calcolo PRIMER Ver 4.0, le cui potenzialità di calcolo sono state preventivamente valutate utilizzando alcuni set di dati di esempio ed altri derivanti da studi interni pregressi, sono limitate al set di dati derivante dalla campagna sperimentale di maggio.

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