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Valutazione delle prospettive esistenti in Italia per la generazione elettrica da fonte eolica in ambiente offshore

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Valutazione delle prospettive esistenti in Italia per la generazione elettrica da fonte eolica in ambiente offshore

Recently updated on Aprile 7th, 2021 at 01:45 pm

A partire dal 2000, il CESI ha intrapreso, nell’ambito della Ricerca di Sistema, un programma mirato a fornire un quadro completo delle risorse eoliche sfruttabili in Italia. A questo fine è stata innanzi tutto avviata la realizzazione di una mappa eolica generale estesa all’intero territorio nazionale, impiegando modelli aggiornati del flusso del vento. Accanto a ciò, il CESI si è prefisso di valutare più in dettaglio la possibilità di utilizzare tipi di aree con caratteristiche particolari, come quelle montane al di sopra dei 1000 m di quota e quelle marine idonee per impianti off-shore. Queste aree, pur essendo potenzialmente in grado di offrire risorse eoliche interessanti, in Italia non sono ancora state oggetto di installazioni, proprio per le loro caratteristiche diverse da quelle dei siti eolici tradizionalmente utilizzati, che sono di solito aree della terraferma sotto i 1000 m. L’opportunità di rivolgere l’attenzione a nuove localizzazioni, come quelle ad alta quota oppure off- shore, è d’altra parte confermata, da un lato, dalla previsione che la realizzazione di impianti eolici dovrebbe continuare anche nei prossimi anni a ritmo piuttosto sostenuto e, dall’altro lato, dalla constatazione che le zone ventose del territorio italiano finora utilizzate sembrano destinate, prima o poi, alla saturazione. In tal caso, sarà inevitabile che gli investitori eolici si orientino verso nuovi tipi di sito come quelli sopra citati, sempre che venga dimostrata la fattibilità tecnica e la sostenibilità economica di tale scelta. La realizzazione di centrali eoliche in aree marine con profondità non superiore a 15-20 m e distanze dalla costa fino a 10-20 km viene già oggi considerata nel Nord Europa come un’alternativa alle installazioni terrestri immediatamente praticabile per la messa in campo di potenze di generazione eolica di entità anche assai elevata, naturalmente con l’appoggio di opportune politiche incentivanti. Ciò è attualmente confermato dalla effettiva costruzione di impianti sempre più grandi e dal varo di importanti programmi in Paesi come la Danimarca, la Germania, i Paesi Bassi, il Regno Unito e la Svezia, dove si dispone di ampie zone di mare con bassi fondali anche a distanze considerevoli dalla costa. Non è immediato estendere queste considerazioni all’Italia, sia perché esistono scarse informazioni sui regimi di vento presenti al largo, sia perché la profondità e la natura dei fondali circostanti la penisola e le isole maggiori è, almeno nella maggioranza dei casi, diversa da quella dell’Europa settentrionale, in particolare del Mare del Nord. Questi aspetti, insieme al complesso di vincoli paesaggistici ed ambientali esistenti, possono limitare fortemente, per l’Italia, l’estensione delle zone di mare utilizzabili per impianti eolici off-shore e determinare anche oneri più sensibili per la realizzazione delle fondazioni degli aerogeneratori e il loro montaggio.

Il CESI ha iniziato la sua indagine sull’eolico off-shore, svolta con la collaborazione di Enel.Hydro, società del Gruppo Enel, con un programma mirato ad acquisire informazioni di base sugli aspetti principali sopra ricordati. In particolare, nel corso del 2000 si è tentato il reperimento di dati di vento misurati, già disponibili presso autorità portuali, istituti e società varie. E’ stato svolto un censimento delle aree marine protette nonché dei parchi nazionali e riserve naturali terrestri che insistono sulla linea costiera e che potrebbero quindi impedire l’utilizzo di zone di mare prospicienti ai fini eolici. Inoltre è stato condotto un rilievo batimetrico dei fondali di tutte le aree costiere basato sulla cartografia esistente, allo scopo di individuare aree di estensione significativa situate ad una distanza dalla costa non superiore a 10 km e con fondali di profondità non superiore a 15 m. La situazione che è sembrata delinearsi da questa prima indagine di larga massima potrebbe essere sintetizzata come segue: nel Mare Adriatico dovrebbe esserci una buona disponibilità di aree idonee per profondità e distanza dalla costa, e con fondali sabbiosi simili a quelli del Mare del Nord, ma la ventosità appare poco promettente all’infuori della zona del Gargano; nel Mare Tirreno, al contrario, la ventosità è verosimilmente migliore, ma la disponibilità di aree a sufficiente distanza dalla costa è molto più frammentaria e i fondali sono di tipo roccioso, con maggiori difficoltà per le fondazioni. Ciò non significa che non si possano individuare anche in Italia, a livello locale, un certo numero di aree con sufficiente ventosità adatte ad ospitare una centrale fino a qualche decina di megawatt, corrispondenti all’installazione di 10-20 unità da 2 MW ciascuna, cioè macchine della taglia verso cui sono orientati gli attuali progetti eolici off-shore in campo internazionale. L’attività del CESI è poi proseguita nel 2001, sempre in collaborazione con Enel.Hydro, ma focalizzandosi sull’approfondimento di alcuni aspetti tecnici ed economici peculiari delle installazioni off-shore con riferimento a situazioni tipiche dei fondali italiani, appunto allo scopo di verificare la persistenza anche in questi casi di una sufficiente competitività tecnico-economica rispetto alle installazioni terrestri. Con riferimento alle due tipologie di sito sopra ricordate, rappresentative delle situazioni italiane, e nell’ipotesi di dovervi installare un impianto con macchine da 2 MW (diametri di rotore dell’ordine di 70 m), disposte su una o più file, per una potenza complessiva di 40-50 MW, si sono approfonditi gli aspetti progettuali più specifici dell’eolico off-shore, con particolare attenzione per i vari tipi di fondazioni potenzialmente adatte ai diversi fondali marini. Si sono raccolte anche, presso ditte specializzate, informazioni sui costi di realizzazione di tali fondazioni, nonché sulle tecniche e i costi di montaggio di aerogeneratori di grande taglia in condizioni off-shore. L’obiettivo di questa parte dello studio era infatti anche quello di pervenire a una valutazione di massima dei costi di centrali eoliche off- shore nelle situazioni specifiche che si potrebbero incontrare in Italia. Sul piano tecnico è stata anche ravvisata l’opportunità di verificare, con modelli matematici, la possibile interferenza che le opere previste per la centrale potrebbero avere con l’idrodinamica costiera (andamento della linea di battigia).

Fra le tipologie di fondazione, le fondazioni a gravità sono risultate nettamente preferibili nella situazione italiana per una serie di motivi, come la loro adattabilità a qualsiasi tipo di geologia del fondale e di moto ondoso, la possibilità di posarle senza problemi anche con profondità dell’acqua superiore ai 10 m (come si avrebbe verosimilmente nei siti italiani), la durata nel tempo e, non ultimo, l’esistenza in Italia di una tradizione costruttiva in questo campo. Per quanto riguarda i costi, si è potuto valutare che, per una centrale come quella ipotizzata, le fondazioni del tipo a gravità avrebbero un costo pari a circa 6-8 volte quello delle corrispondenti fondazioni terrestri per le stesse macchine. Esse verrebbero ad incidere per circa 500 euro/kW sul costo totale dell’impianto installato. Ciò significherebbe un aumento del costo unitario d’impianto dell’ordine del 40-50% rispetto al caso terrestre (il tipico costo degli impianti eolici terrestri è attualmente intorno ai 1000-1100 euro/kW), aumento che dovrebbe però venire compensato, almeno in parte, da una crescita dell’energia annua prodotta, dal momento che la risorsa eolica presenta indubbiamente in mare caratteristiche più favorevoli allo sfruttamento energetico che sulla terraferma. In ogni caso, tuttavia, il costo unitario dell’energia degli impianti off-shore lungo i litorali italiani dovrebbe risultare un po’ più elevato rispetto agli impianti off-shore del Nord Europa, soprattutto a causa del costo delle fondazioni, a loro volta condizionate dalle diverse caratteristiche e profondità dei nostri fondali. Ciò non esclude a priori la possibilità di realizzare, in siti con ventosità particolarmente buona, qualche impianto valido anche dal punto di vista economico, specialmente se si verificherà nei prossimi anni una discesa dei prezzi di vendita degli aerogeneratori per uso off-shore e se le ditte italiane riusciranno a perfezionare le loro tecniche relative alle fondazioni e all’installazione delle macchine in mare grazie alle esperienze acquisite con i primi impianti. In definitiva, i risultati complessivi delle indagini condotte dal CESI nel biennio 2000-2001 sembrano indicare che nemmeno per l’Italia si può escludere, in linea di principio, l’esistenza di un certo potenziale di generazione eolica off-shore sfruttabile in futuro. Questo potenziale sembrerebbe tuttavia non particolarmente elevato e distribuito lungo le coste in modo piuttosto puntuale e frammentario. Per il suo effettivo sfruttamento, rimane poi l’incognita degli aspetti autorizzativi.

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