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Valutazione e gestione del rischio delle infrastrutture idroelettriche: metodologia integrata e prime esperienze applicative

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Valutazione e gestione del rischio delle infrastrutture idroelettriche: metodologia integrata e prime esperienze applicative

Recently updated on Aprile 7th, 2021 at 01:38 pm

Il rapporto documenta le attività svolte per lo sviluppo di una metodologia di analisi del rischio applicata alle infrastrutture idrauliche: in particolare nel periodo di riferimento è stata sviluppata la procedura per l’analisi e la valutazione del rischio delle infrastrutture idroelettriche a fronte di eventi sismici. L’attività è stata svolta in collaborazione con il dipartimento PRICOS (Progettazione, Riabilitazione e Controllo delle Strutture Convenzionali ed Innovative), dell’Università degli Studi di Chieti – Pescara. Il rischio sismico indica le perdite attese (vittime, danni economici e ambientali) per effetto di terremoti: la sua valutazione è basata sull’equazione che correla il rischio alla probabilità di accadimento dell’evento avverso (il terremoto), alla vulnerabilità e alle conseguenze. L’analisi deve includere in modo opportuno e sistematico la stima da un punto di vista probabilistico delle tre componenti che concorrono alla definizione del rischio (pericolosità, vulnerabilità e conseguenze). La pericolosità sismica si può definire come la misura dell’entità del fenomeno sismico atteso nel sito analizzato in un assegnato periodo di tempo. L’analisi può essere effettuata mediante un approccio deterministico o probabilistico. L’analisi deterministica utilizza sorgenti di terremoto individuali e discrete, per delineare un particolare scenario in grado di descrivere la pericolosità del sito, mentre l’analisi probabilistica considera tutti i terremoti (e quindi tutte le possibili combinazioni Magnitudo M – Distanza R) che potrebbero avvenire nel sito di interesse in un determinato arco temporale. Il primo approccio non fornisce informazioni sulla probabilità di accadimento di un terremoto durante un fissato periodo temporale, mentre l’analisi probabilistica consente di stimare la frequenza con la quale una determinata caratteristica del terremoto (per esempio l’accelerazione di picco al suolo) supera una soglia definita nel corso di un tempo prefissato, solitamente in funzione della vita utile dell’opera. La metodologia individuata per effettuare l’analisi di pericolosità sismica sul territorio nazionale è stata sviluppata seguendo le indicazioni della recente (2009) proposta di aggiornamento delle Norme tecniche per la progettazione e la costruzione degli sbarramenti di ritenuta e delle nuove (2008) Norme Tecniche per le Costruzioni. Una volta individuata la pericolosità, si procede con l’analisi della vulnerabilità della diga. Il primo, fondamentale passo di questa fase di analisi consiste nell’individuazione dei modi di rottura. Sono stati individuati i principali modi di rottura per ciascuna delle tipologie di dighe indicate nella proposta di aggiornamento delle Norme Tecniche per la progettazione e la costruzione delle dighe di sbarramento. Sono stati anche brevemente descritti i modi di rottura delle opere accessorie e quelli connesse al bacino. L’individuazione delle modalità di crisi permette di dare inizio alla fase di analisi della risposta e alla stima della vulnerabilità. La fase di controllo della risposta strutturale consiste nel rappresentare la diga e il bacino attraverso opportuni modelli e nell’analisi della risposta di tali modelli per tutti i possibili valori che le condizioni di carico possono assumere. Le conseguenze sono quantificate in termini di perdite di vita e di danni economici. L’analisi deve considerare gli effetti diretti e indiretti dell’incidente accorso: le minacce alla pubblica sicurezza, il degrado e/o il dissesto ambientale, i danni alle proprietà e alle infrastrutture (e le conseguenti perdite), l’impatto socio economico (comprese le tematiche connesse con la percezione pubblica e politica), la reputazione e l’integrità (economica e morale) dei gestori e dei proprietari. L’analisi delle conseguenze richiede un approccio multidisciplinare perché una analisi approfondita necessita il coinvolgimento di competenze molto diverse (ingegneria, economia, sociologia e psicologia). Peraltro le conseguenze derivanti da un incidente a una diga possono dipendere da molteplici fattori come la presenza e l’efficacia di opportuni sistemi e procedure di sicurezza, protezione e allarme, le condizioni meteorologiche, il momento dell’anno e della giorno in cui si verifica l’incidente e il comportamento delle persone esposte al rischio nel fronteggiare una situazione di emergenza. Nel presente studio l’analisi di vulnerabilità è stata condotta utilizzando la metodologia basata sugli alberi degli eventi. Questa (nota con l’acronimo inglese ETA – Event Tree Analysis) è una metodologia di tipo induttivo con caratteristiche sia qualitative, sia quantitative, usata per identificare tutte le possibili sequenze di eventi che potrebbero portare alla rottura di un sistema, conseguenti un evento iniziatore avverso. I successivi eventi si sviluppano come i rami di un albero, da cui il nome della tecnica. Tali rami rappresentano risultati mutuamente esclusivi e complessivamente esaustivi. Dal punto di vista quantitativo,

l’ETA fornisce la probabilità di occorrenza dell’evento iniziatore e tutti i possibili scenari di eventi che si possono verificare stimate attraverso analisi di affidabilità, o da probabilità di occorrenza di tipo convenzionale fornite sulla base di considerazioni di tipo qualitativo. Per ciascuna delle tipologie di diga individuata è stato sviluppato un albero degli eventi “generalizzato”, con l’identificazione dei principali modi di collasso strutturale e delle conseguenze. Lo sviluppo di tali strutture logiche è stato implementato utilizzando un opportuno strumento informatico in cui è stato impostato il calcolo delle probabilità per ciascuno dei rami sviluppati. Tale strumento, che sarà ulteriormente sviluppato, affinato e automatizzato nelle successive fasi della ricerca, consentirà il calcolo e la valutazione del rischio sismico di reali casi di studio mediante opportune semplificazioni e adattamenti degli alberi “generalizzati” già sviluppati.

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