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Valutazione sulla possibilità di fissare la CO2 in rocce basiche e ultrabasiche

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Valutazione sulla possibilità di fissare la CO2 in rocce basiche e ultrabasiche

Recently updated on Aprile 7th, 2021 at 01:37 pm

Secondo la Technology Roadmap del 2010 del Carbon Sequestration Leadership Forum (CSLF), le opzioni di stoccaggio geologico di CO2 comprendono – tra le altre – il sequestro mineralogico, che riproduce ciò che avviene in modo naturale durante i fenomeni di alterazione e reazione a bassa temperatura delle rocce silicatiche (basalti, peridotiti, serpentiniti) con la CO2 per formare carbonati insolubili. Una grande quantità di rocce contenenti olivina e serpentino, particolarmente adatti per la mineralizzazione di CO2 è presente anche in Italia. Una valutazione della presenza in affioramenti superficiali di rocce e minerali silicatici utilizzabili nel processo di carbonatazione o quali potenziali siti per il sequestro mineralogico di CO2 è stata eseguita a partire dalla Carta Geologica d’Italia 1:500.000. Sono state stimate superfici di affioramento di rocce ofiolitiche di circa 3300 km2 e di vulcaniti basiche di circa 2100 km2, per una superficie complessiva di affioramento di rocce basiche ed ultrabasiche in Italia di circa 5400 km2, pari all’1.8% del territorio italiano. Da valutazioni di letteratura, analizzate nel Rapporto, che pervengono a stime di un’efficienza di conversione di 50 – 80 Mt CO2 per km2 di affioramento di rocce ultrabasiche e considerando gli affioramenti sul territorio italiano poc’anzi citati, risulterebbero delle capacità di stoccaggio anche rilevanti. Tuttavia stime attendibili sono difficili da effettuare in quanto molti dati mancano come ad esempio la presenza della roccia di copertura, il grado di fratturazione e la stessa efficienza di conversione che cambia significativamente in funzione del tipo di roccia. Infine, tenendo conto della natura prevalentemente montuosa delle zone di affioramento, le stime potrebbero risultare ulteriormente ridotte per eventuali vincoli di natura paesaggistica o logistica di accessibilità dei luoghi. A livello di ricerca e sviluppo, per le grandi potenzialità della tecnica e per la grande quantità di affioramenti di rocce basiche ed ultrabasiche presenti anche in Italia, possono essere definite, come in parte riportato anche nella Technology Roadmap del CSLF, una serie di attività prioritarie connesse con il sequestro mineralogico di CO2 in situ: studi sperimentali per indagare ulteriormente le possibilità di migliorare la mineralizzazione in situ di CO2 in specifiche tipologie di rocce basiche ed ultrabasiche (compresi gli effetti della pressione dei fluidi iniettati e idrofratturazione per aumentare l’efficacia dell’iniezione); esecuzione indagini di fattibilità tecnico-economica sul sequestro mineralogico di CO2; studi sulle particolarità delle strutture ofiolitiche e basaltiche e valutazione della composizione mineralogica, presenza di caratteristiche idonee di porosità e permeabilità, velocità e direzione del flusso dei fluidi; studi di modellazione e valutazione dei rischi (pressione dei fluidi iniettati, fratturazione/microfratturazione indotta, indici di reattività, integrità del serbatoio e del caprock); studi termodinamici e cinetica delle reazioni chimiche, impatto del flusso di fluidi, iniettività e caratteristiche geomeccaniche. Le aree di affioramento di rocce basiche ed ultrabasiche hanno infatti una distribuzione tale che potrebbero espandere in modo significativo le potenzialità di stoccaggio di CO2 in regioni dove i sistemi convenzionali sono limitati o inesistenti. Ciò soprattutto a livello di centrali di produzione di piccola e media entità, senza dovere ricorrere al trasporto di CO2 per lunghe distanze (pipeline, su nave o su gomma).

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