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rapporti - Deliverable

Valutazioni costi/benefici delle opere di sbarramento: studio preliminare per un database di classificazione delle dighe italiane in ragione delle azioni di gestione dell’impatto ambientale e territoriale.

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Valutazioni costi/benefici delle opere di sbarramento: studio preliminare per un database di classificazione delle dighe italiane in ragione delle azioni di gestione dell’impatto ambientale e territoriale.

Recently updated on Aprile 7th, 2021 at 01:17 pm

La presente ricerca costituisce uno studio preliminare per la definizione di un database di classificazione dell’intero parco dighe italiano dal punto di vista delle azioni di gestione dell’impatto ambientale e territoriale. La ricerca prevede più fasi. Nella prima fase (oggetto del presente rapporto) si è proceduto alla definizione di una struttura metodologica per la rilevazione di informazioni sulle azioni effettivamente messe in campo dai gestori di dighe; tale metodologia potrà essere raffinata e completata in una seconda fase (da definire nell’ambito di una eventuale prosecuzione delle attività di ricerca in questo settore; cfr. sotto). Il lavoro di ricerca ha dovuto prendere in considerazione la situazione informativa di partenza. Al momento attuale, infatti, non sono disponibili studi empirici e/o di sintesi sugli interventi di gestione dell’impatto ambientale/territoriale delle grandi dighe italiane. In sostanza: mancano informazioni estese, e soprattutto inserite in un quadro organico, sul tipo e intensità delle azioni effettivamente svolte dai gestori nel campo della riduzione dell’impatto. Come è noto, il problema della gestione dell’impatto degli sbarramenti idrici sul contesto ambientale e territoriale che li ospita, è da tempo al centro dell’attenzione, sia in campo internazionale sia in Italia. In campo internazionale, il lavoro della WCD (World Commission on Dams)1 costituisce una elaborazione generale del problema. Tuttavia, il documento è sembrato a molti eccessivamente focalizzato sul problema dell’impatto ambientale e socioeconomico nel caso specifico dei paesi in via di sviluppo. Per quanto riguarda contesti tecnologici ed economici maturi, non sempre le raccomandazioni e le analisi del Report prodotto dalla WCD sembrano immediatamente pertinenti e applicabili in tali contesti. Va in ogni caso ascritto a merito della WCD il fatto di aver posto l’accento su alcune macrotendenze complessive in atto nel comparto degli sbarramenti idrici: la natura sempre più complessa e multidimensionale dell’impatto, l’esigenza di un approccio integrato alla gestione di quest’ultimo, la crescente rilevanza degli interventi di carattere volontario da parte dei gestori, il valore di strategie elaborate attraverso partecipazione e concertazione in un rapporto sistematico con gli attori socioeconomici del territorio ospite. Tali tendenze sono, del resto, al centro dell’evoluzione delle politiche ambientali in sede comunitaria – e non solo in riferimento alle grandi dighe – ed hanno trovato una prima traduzione operativa nel disegno e nell’implementazione di specifiche azioni e strumenti di policy (come si vedrà nel prosieguo, uno di tali strumenti è costituito dalla certificazione EMAS). Il caso italiano è per certi versi un riflesso del caso europeo. In un quadro complessivo caratterizzato da un aumento della sensibilità rispetto al tema della sostenibilità, alcune organizzazioni del settore, così come anche alcuni grandi gestori, si sono caratterizzate per un interesse

particolarmente attivo verso strumenti innovativi, e per una propensione a investire in tale direzione. È tuttavia presumibile che il caso italiano mostri forti disomogeneità nei comportamenti dei gestori: a fronte di gestori impegnati sulla frontiera dell’eccellenza e dell’innovazione, è presumibile che, in particolare in alcuni contesti territoriali, il percorso di evoluzione sia ancora ai suoi primi stadi di avanzamento. Ciò che emerge è, inoltre, la mancanza di un quadro informativo organico ed esaustivo sul complesso del comparto nazionale. Il presente lavoro mira a colmare questa lacuna. Lo studio oggetto del presente rapporto segue a un lavoro di analisi precedente2, che, pur nella differenza degli scopi e degli intenti, e quindi delle metodologie, ha tuttavia offerto delle indicazioni e degli stimoli significativi. In quello studio erano stati analizzati alcuni casi emblematici. L’analisi aveva messo in rilievo, in particolare in alcuni determinati contesti: • il ruolo crescente degli approcci volontari alla gestione ambientale (sovracanoni, rilasci della risorsa idrica in alveo, costituzione di fondi ad hoc per la gestione ambientale, ecc.) il crescente carattere proattivo delle azioni del gestore • l’attenzione all’integrazione delle politiche • la tendenza sempre più marcata e stabile alla collaborazione con le istituzioni territoriali. A fronte di tali risultanze, e, come precedentemente osservato, a fronte della mancanza di un quadro informativo esaustivo del comparto italiano, emergono quindi la necessità e l’opportunità di verificare il grado di diffusione di tali tendenze, e, più in generale, l’entità e la qualità degli interventi messi in campo dai gestori. Il presente studio intende, per l’appunto, rispondere a tale esigenza. In questo scenario, alcuni soggetti istituzionali (quali quelli di tipo associativo, come ITCOLD – Comitato Italiano Grandi Dighe, ma soprattutto i grandi gestori di impianti idroelettrici) appaiono come i naturali beneficiari delle risultanze dello studio. Ciò è detto con riferimento alla possibilità di utilizzare il database, di cui il presente studio offre la base metodologica, come strumento sia, in prima battuta, di rilevazione empirica sia, successivamente e sulla base delle informazioni acquisite, di programmazione e concertazione degli interventi in campo ambientale e territoriale. Non da ultimo è possibile, qualora le condizioni istituzionali si verificassero, una condivisione internazionale della metodologia proposta, nella misura in cui i casi nazionali presentino delle analogie strutturali (contesto tecnologico maturo, ampio parco dighe, problemi di impatto emergenti, crescita della sensibilità ambientale da parte delle istituzioni nazionali e territoriali). Il framework costituito dal database potrebbe quindi consentire un’attività di comparazione fra le diverse esperienze nazionali.

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