Cerca nel sito per parola chiave

pubblicazioni - Articolo ISI

Life Cycle Assessment of electricity production from refuse derived fuel: A case study in Italy

pubblicazioni - Articolo ISI

Life Cycle Assessment of electricity production from refuse derived fuel: A case study in Italy

Il presente studio si propone di valutare il profilo ambientale della produzione di energia elettrica da combustibili derivati ​​dai rifiuti (CDR) in Italia, confrontando due diverse tipologie di impianti di produzione e combustione di CDR.

Con riferimento all’energia rinnovabile ottenuta da biomasse residuali e rispetto ai traguardi di decarbonizzazione posti al 2020, l’incremento relativo maggiore del quantitativo di biomassa destinata a quest’uso finale è previsto a carico del settore rifiuti, il cui quantitativo in valore assoluto dovrebbe raddoppiare rispetto al 2012.

Il quadro di riferimento in sintesi delineato mostra come la promozione dell’utilizzo a scopo energetico di biomasse, ed in particolare di quelle derivanti da rifiuto, possa contribuire alla realizzazione di una futura produzione energetica sempre più indipendente dalle fonti fossili e, quindi, sempre più “climate-friendly”. Alla luce di queste considerazioni, appare indispensabile valutare quale sia il contributo complessivo di queste filiere alla sostenibilità, nonché quale sia di fatto la loro sostenibilità ambientale intrinseca.

Considerati i numerosi flussi in ingresso e in uscita da tali sistemi e la numerosità delle variabili in gioco, il Life Cycle Assessment è stato individuato quale approccio maggiormente adatto a realizzare una valutazione olistica e sistematica degli effetti ambientali, positivi e negativi, che tali processi di conversione energetica possono complessivamente produrre in diversi comparti ambientali e durante le diverse fasi della filiera.

In generale, dall’analisi e dall’interpretazione di tali risultati è emerso come il processo associato alla produzione di energia da SRF causi effetti negativi rilevanti in diverse categorie di impatto e specialmente in POF (con un contributo attorno all’80%), CC (con un contributo di circa il 75%), AC, TE e ME (con un contributo di circa il 70%), principalmente a causa delle emissioni ambientali dirette derivanti dal processo di combustione.

Inoltre, confrontando i due diversi sistemi analizzati, si è notato che i processi di conversione del SRF ottenuti da impianti a flusso unico e da impianti di selezione meccanica e triturazione del rifiuto producono impatti minori in più di una categoria di impatto, rispetto alla conversione energetica di SRF prodotto in impianti a differenziazione di flusso. Ciò è particolarmente evidente nelle categorie di impatto relative ai processi di tossicità e di eutrofizzazione umana ed è riconducibile agli “impatti evitati” grazie al riutilizzo dei metalli ferrosi e alla co-produzione di calore durante il processo di conversione energetica.

Va altresì sottolineato che il contributo di questi processi alla categoria di impatto relativa ai cambiamenti climatici, espresso in kg di CO2 equivalente per kWh di energia elettrica immessa in rete, è sempre maggiore di quello associato all’energia elettrica proveniente dal mix energetico italiano.

Infine, appare utile evidenziare che, tra quelle analizzate, nessuna tipologia di produzione di CSS e di sua conversione energetica risulta in assoluto peggiore rispetto ad un altra per tutte le categorie di impatto considerate.

Progetti

Commenti