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Metodologia per la valorizzazione economica delle esternalità ambientali dei recuperi termici di fonte industriale in reti di teleriscaldamento

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Metodologia per la valorizzazione economica delle esternalità ambientali dei recuperi termici di fonte industriale in reti di teleriscaldamento

Il presente studio ha l’obiettivo di fornire elementi utili alla formulazione di una metodologia, applicabile a livello medio nazionale, per la valutazione monetaria dei costi e dei benefici ambientali derivanti dall’utilizzo di calore residuo industriale in reti di teleriscaldamento. L’utilizzo di calore residuo permette una riduzione di gas climalteranti ed inquinanti, con un conseguente beneficio ambientale, grazie alla riduzione dell’utilizzo del combustibile nella centrale di teleriscaldamento.

Lo sfruttamento del calore di scarto di processi industriali è individuato come uno degli strumenti utili al raggiungimento degli obiettivi nazionali di risparmio energetico. Se immesso in reti di teleriscaldamento, il calore residuo consentirebbe di diminuire il consumo di combustibili negli impianti di teleriscaldamento e conseguentemente di diminuire le emissioni di gas inquinanti e climalteranti. Dal punto di vista normativo, i progetti di recupero del calore residuo industriale devono essere sottoposti ad analisi costi-benefici, prendendo in considerazione anche i costi ambientali.

Il presente studio si inserisce in questo quadro, con l’obiettivo di definire una metodologia che consenta di valutare, a livello medio nazionale, i costi e i benefici ambientali (o esternalità ambientali) derivanti dallo sfruttamento del calore residuo industriale in reti di teleriscaldamento.

A questo scopo sono stati individuati, per i principali combustibili utilizzati ad oggi nelle centrali di teleriscaldamento, i fattori emissivi per gli inquinanti che maggiormente contribuiscono ai fenomeni di inquinamento atmosferico: Particolato fine (PM2.5), Ossidi di Azoto (NOx), Ossidi di Zolfo (SOx), Ammoniaca (NH3), composti volatili organici escluso il metano (NMVOC). Analogamente, per i medesimi combustibili, sono stati individuati i fattori di emissione dei principali gas a effetto serra: Anidride Carbonica (CO2), Protossido di Azoto (N2O) e metano (CH4).

Poiché l’immissione in rete di calore residuo industriale comporta anche un consumo elettrico aggiuntivo per il funzionamento di pompe e ausiliari, nonché una mancata produzione elettrica dagli impianti di teleriscaldamento in cogenerazione che sono sostituiti dal calore residuo industriale, lo studio individua anche i fattori emissivi che caratterizzano il vettore elettrico medio nazionale.

La traduzione degli impatti dovuti alle emissioni atmosferiche in termini monetari fa riferimento alla metodologia semplificata per la valutazione dei costi esterni proposta dal progetto NEEDS (New Externalities Developments for Sustainability) [24] e applicata a più riprese sia dalla Commissione Europea sia dal Parlamento (si veda ad esempio Direttiva 2009/33/CE). La metodologia è stata opportunamente modificata per adattarla al contesto geografico, socio-economico e tecnologico in esame.

La metodologia messa a punto consente al decisore di quantificare costi e benefici ambientali di progetti di recupero del calore residuo industriale e di superare l’analisi costi-benefici classica, integrando la dimensione ambientale all’interno del processo decisionale.

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