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Confronto internazionale: Life Cycle Assessment della produzione di energia elettrica nazionale e nel contesto Europeo

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Confronto internazionale: Life Cycle Assessment della produzione di energia elettrica nazionale e nel contesto Europeo

Il rapporto descrive la valutazione del Ciclo di Vita del mix elettrico attuale (2018) e al 2030 dei principali stati membri dell’Unione Europea (Germania, Francia, Spagna, Belgio, Portogallo, Danimarca e Finlandia), da porre a confronto con i risultati ottenuti per il caso italiano. Per il 2030 sono stati considerati gli scenari individuati dall’European reference scenario 2016 e, per l’Italia, anche lo scenario PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima).

L’obiettivo dell’Unione Europea è di garantire energia pulita per tutti gli europei. Si pone quindi obiettivi di decarbonizzazione e riduzione dell’inquinamento ambientale, ma anche un uso efficiente delle risorse, che permetta di avere un mercato dell’energia competitivo ed accessibile a tutti i cittadini. In questo contesto si inserisce l’European reference scenario 2016: uno strumento di analisi che permette di analizzare gli effetti a lungo termine di politiche climatiche, economiche e ambientali di ciascuno stato membro.

In un’ottica di sviluppo sostenibile va da sé che l’evoluzione del sistema energetico debba avvenire tenendo conto, anche, di eventuali trade-off ambientali e assicurando la compatibilità tra gli obiettivi energetici e climatici ed eventuali altri impatti.

La metodologia Life Cycle Assessment (LCA) è uno strumento di ausilio in tal senso. Consente di valutare il profilo ambientale di un sistema/prodotto lungo l’intero ciclo di vita, prendendo in considerazione una molteplicità di categorie di impatto ambientale. Inoltre, in vista di una crescita delle rinnovabili non termoelettriche, in particolare eolico e fotovoltaico, l’approccio “ciclo di vita” assume particolare importanza.

Il presente lavoro ha come obiettivo la valutazione del Ciclo di Vita del mix elettrico attuale (2018) e al 2030 di alcuni stati membri dell’Unione Europea (Germania, Francia, Spagna, Belgio, Portogallo, Danimarca e Finlandia), da porre a confronto con i risultati ottenuti per il caso italiano.

Gli sforzi maggiori promossi dalla commissione europea sono stati rivolti al contenimento delle emissioni climalteranti: questo si è visto nelle politiche che i vari paesi analizzati hanno adottato. Secondo le stime del mix energetico di questi Paesi al 2030, si ha in media una riduzione del 42% degli impatti sul cambiamento climatico, il miglior risultato dopo la riduzione dell’acidificazione (categoria d’impatto strettamente legata alla prima). Solo un paese non mostra una riduzione delle emissioni climalteranti: il Belgio. In questo Paese la dismissione del nucleare a favore di importazione e gas causa un aumento delle emissioni al 2030.

La riduzione delle emissioni climalteranti è andata a scapito di un’altra categoria d’impatto, il consumo di risorse (minerali, fossili e rinnovabili), che ha visto un aumento proprio per quei paesi che più avevano ridotto le emissioni di CO2: Spagna, Francia e Portogallo.

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