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rapporti - Deliverable

Finanza sostenibile, economia circolare e waste-to-energy

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Finanza sostenibile, economia circolare e waste-to-energy

Questo rapporto offre una visione d’insieme a fine 2021 delle nuove politiche e normative del Green Deal Europeo riguardanti la finanza sostenibile e l’economia circolare. L’obiettivo è di illustrare la logica di funzionamento della tassonomia europea delle attività eco-sostenibili e di analizzare le ricadute dell’apparato regolamentare della tassonomia sinora approvato, limitato alla mitigazione e all’adattamento climatico (manca l’atto delegato sull’economia circolare), sulle attività di recupero energetico dai rifiuti (cosiddetto “waste-to-energy”).

Questo rapporto offre una visione d’insieme a fine 2021 delle nuove politiche e normative del Green Deal Europeo riguardanti la finanza sostenibile e l’economia circolare. L’obiettivo è di illustrare la logica di funzionamento della tassonomia europea delle attività eco-sostenibili e, più in particolare, di analizzare le ricadute dell’apparato regolamentare della tassonomia sinora approvato (manca infatti l’atto delegato sull’economia circolare, slittato al 2022) sulle attività di recupero energetico dai rifiuti (cosiddetto “waste-to-energy”). L’analisi trasversale delle numerose iniziative normative del Green Deal europeo ha permesso di apprezzare nella politica europea un approccio finalmente integrato fra finanza sostenibile ed economia circolare, caratterizzato dall’inclusione nella tassonomia per la finanza eco-sostenibile dell’obiettivo di economia circolare (elevato al rango dei sei principali obiettivi ambientali europei) e dalla considerazione nel nuovo Piano della Commissione per l’economia circolare del ruolo della finanza sostenibile privata a sostegno degli investimenti per la transizione, anche per evitare un ricorso eccessivo agli incentivi pubblici.
Fra i principali risultati dell’analisi, si può affermare che le norme dedicate all’utilizzo obbligatorio della tassonomia in sede di rendicontazione pubblica delle imprese sui temi della sostenibilità (cosiddetta “direttiva sull’informazione non finanziaria”), insieme alla proposta di ampliamento dell’ambito di applicazione della stessa direttiva, creeranno un “volano” formidabile per indirizzare le attività d’impresa verso l’economia circolare. Le imprese di grandi dimensioni e tutte le imprese quotate dovranno analizzare le proprie attività in relazione ai criteri di vaglio tecnico della tassonomia sui sei obiettivi ambientali, economia circolare inclusa, per produrre informazioni selezionate e Key Performance Indicators di nuova concezione, pensati per assicurare la necessaria qualità e trasparenza delle informazioni fornite dagli operatori che offriranno prodotti d’investimento sostenibili conformi alla tassonomia comunitaria. Per quanto riguarda l’atto delegato sui criteri di vaglio tecnico per l’economia circolare, in corso di predisposizione da parte della Commissione, si ritiene che la definizione di economia circolare fornita dal regolamento tassonomia sia compatibile con l’ammissibilità nell’atto delegato di buona parte delle tipologie di attività di recupero energetico dai rifiuti elencate dalle Linee guida della Commissione del 2017 “Il ruolo del recupero energetico dai rifiuti nell’economia circolare” (per lo meno dovrebbero essere ammissibili le stesse attività già incluse dalla Commissione nell’atto delegato sui criteri di vaglio tecnico per la mitigazione climatica). Tuttavia, gli attuali orientamenti in sede tecnica da parte dei gruppi di esperti a supporto della Commissione appaiono molto restrittivi: con l’eccezione del biogas prodotto da digestione anaerobica di rifiuti organici, si riscontra una riluttanza a ritenere “sostanziale” il possibile contributo dei processi waste-to-energy all’obiettivo di economia circolare.

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