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Metodo di misura della formaldeide nelle emissioni: validazione sperimentale

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Metodo di misura della formaldeide nelle emissioni: validazione sperimentale

La formaldeide (HCHO) è un composto che fino a 10 anni fa era considerato non particolarmente pericoloso, e che quindi non era mai stato oggetto di approfondite valutazioni relative ai metodi dimisura. Poiché ora ne è stata provata, invece, l’estrema pericolosità per la salute, è necessario, da un lato, limitarne il rilascio dagli impianti industriali, dall’altro la definizione di un rigoroso metodo dimisura per determinarla. Questo rapporto mostra le attività condotte da RSE in tal senso.

La formaldeide (HCHO) è un composto estremamente diffuso in moltissime attività industriali e dal gennaio 2016 tale composto è stato ricatalogato come agente cancerogeno (H350) e mutagenico (H341) e ciò ne ha comportato una grossa limitazione nelle emissioni inquinanti, arrivando ai limiti attuali, che si attestano tra 2 e 5 mg/Nm3.

Poiché questo composto era ritenuto non pericoloso fino a pochi anni fa, non si conducevano misure ambientali in maniera sistematica. I valori di concentrazione in emissione ritenuti affidabili sono estremamente variabili, arrivando anche a 100 mg/Nm3, e sono applicabili a svariati settori industriali, tra i quali vanno citati sicuramente i sistemi di produzione di pannelli in legno per l’edilizia e l’arredamento, dove la formaldeide è contenuta nei collanti utilizzati.

Relativamente all’utilizzo nel campo delle biomasse ad uso energetico, la formaldeide ha una sua importanza in quanto viene sintetizzata nella combustione all’interno di motori a scintilla utilizzati per la trasformazione energetica del biometano, oltre che ad essere rilasciata nella combustione di legna e suoi derivati, quali cippati, pellet o combustibili assimilabili.

Sempre a causa di tale presunta innocuità, non esiste ancora un metodo europeo o internazionale validato per la sua determinazione nelle emissioni, e per tale motivo è stato iniziato il processo per la definizione di tale metodologia in ambito CEN (TC 624 WG 40).

Da un esame dei metodi analitici disponibili in letteratura, i principali candidati per diventare metodo ufficiale europeo sono stati la misura colorimetrica (EPA323) e quella con cromatografia liquida (HPLC) (VDI 3862-2) [1], entrambi basati su cattura in fase liquida in impinger; del resto tale approccio è comunemente utilizzato anche per altre matrici e ben si presta ad essere armonizzato.

Dal protocollo sperimentale adottato, che ha visto la conduzione di 2 campagne di misura, sono emerse alcune importanti conclusioni su quello che sarà il futuro metodo, tra le quali:

• Il campionamento è molto critico, in quanto l’elevata solubilità della formaldeide porta facilmente a sottostime, anche significative, della reale emissione. Tale aspetto richiede l’inserimento di un protocollo di QA/QC abbastanza stringente nel metodo.
• i metodi spettrofotometrico e con HPLC danno risultati pressoché equivalenti e possono essere utilizzati entrambi; anzi, sembra che il metodo colorimetrico abbia qualche vantaggio in termini di stabilità del campione raccolto
• Relativamente al metodo HPLC, l’utilizzo del complessante è critico, in quanto deve essere utilizzato quanto prima dalla fine del campionamento, benché si deve scoraggiare il suo utilizzo in campo per questioni di sicurezza, vista la sua tossicità

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